L’anno scorso, nel mese di maggio, sono stato invitato a parlare dei Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare (GPMF) a Trieste da un collega che dirige un CSM e dal Direttore del DSM, che aveva conosciuto questo modo di lavorare a Cagliari, dove viene praticato da molti anni e dove lui aveva lavorato tutta la vita.
Da un lato mi ha fatto molto piacere che si fosse risvegliato anche lì un certo interesse per la Psicoanalisi Multifamiliare, dall’altro avevo timore di portare una proposta innovativa, come quella dei Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare, nel luogo che si era distinto, nel mondo, per aver portato a termine un’impresa rivoluzionaria, quale la Chiusura dell’Ospedale Psichiatrico e nei confronti del quale avevo una grandissima considerazione.
I benefici dei Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare
In occasione della venuta a Roma di Jorge Garcia Badaracco (JGB), nel 2008, mi chiesero come si collocava il modo di lavorare di JGB rispetto alla svolta di Franco Basaglia ed io risposi che, secondo me, il Gruppo di Psicoanalisi Multifamiliare costituiva l’anello mancante della Riforma Psichiatrica in Italia, in quanto il GPMF rende utilizzabile, con una certa facilità e un dispendio economico molto contenuto, il patrimonio della psicoterapia, in generale e della Psicoanalisi e della Terapia Sistemica, in particolare, da parte di tutti i colleghi che avevano portato avanti, tra mille contraddizioni, il lavoro di Franco Basaglia o, comunque, ci si erano misurati.
Mi riferivo, in particolare, al quesito che ci si poneva, subito dopo la Riforma, un po’ prima e un po’ dopo il 1980, se fosse il caso di trovare la maniera di utilizzare il patrimonio di idee della Psicoanalisi e della Terapia Sistemica per curare i casi gravi, ora che non sarebbero più stati ammessi in OP, oltre a servirsi di tutte le forme di cura e di riabilitazione dei pazienti, sia quelli che dovevano uscire dall’OP, sia quelli che, da quel momento in poi, si fossero ammalati.
La riabilitazione a Trieste
Pensavo allora e, altrettanto, penso oggi che tutte le forme di cura e di riabilitazione sperimentate a Trieste e portate avanti, in genere, dagli esponenti di Psichiatria Democratica fossero e sono valide. Credo che chi ha vissuto quella straordinaria esperienza ha insegnato a tutta l’Italia che i pazienti erano essere umani e che come tali andassero trattati. E di questo saremo loro eternamente grati. Resta il dubbio, oggi come allora, se per le malattie psichiatriche gravi la cura è prioritariamente costituita dall’effettuazione della diagnosi, a cui va fatta seguire la corrispondente terapia farmacologica, accompagnata da una serie di attività riabilitative articolate oppure che, oltre a questi due fondamentali presidi sia necessario aggiungere una cura dal punto di vista psicologico-psicoterapeutico?
Per molti anni, a Trieste non è stato ritenuto necessario né utilizzare l’intervento psicoterapeutico tradizionale, basato sulla Psicoanalisi e la Teoria Sistemica, né uno fondato su una Nuova Psicologia, che avrebbe dovuto essere fondata dopo la Chiusura del Manicomio e che, al contrario, non è stata fondata. Viceversa, si è preferito proseguire sull’uso dell’intervento psichiatrico tradizionale e su quello riabilitativo, molto sviluppato, senza aggiungere altro.
Ora, dopo 45 anni, ho letto la richiesta di parlare dei Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare come la necessità di avvicinare un modo originale e profondamente democratico di utilizzare il patrimonio psicoanalitico e quello sistemico relazionale.
Come se non bastassero più i primi due livelli dell’intervento: quello farmacologico e quello riabilitativo e fosse necessario cimentarsi nel “terzo pilastro” di un odierno, corretto intervento psichiatrico, quello psicoterapico.
Cosa sono i Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare
Si tratta, infatti, di riunire tanti nuclei familiari, in cui sono presenti sia il paziente che i familiari oppure qualche rappresentante o anche un solo rappresentante per ogni nucleo familiare, tutte le modalità di presenza sono accettate, non si è tenuti ad essere presenti, l’assiduità è beneaccetta e caldeggiata, se si vogliono ottenere risultati, ma non è obbligatoria. Il Gruppo di PM è un gruppo aperto, a cui si è liberi di intervenire quando ci si sente di farlo, per la durata che si preferisce quel giorno. Come dice JGB, è il luogo in cui si manifesta la follia più vicino a come si manifesta in natura.
Ne abbiamo parlato per due giorni con operatori, alcuni interessati, altri incuriositi, altri scettici e un po’ distanti.
Al termine di questa esperienza, dopo alcuni mesi, nell’autunno dell’anno scorso, è iniziato il primo gruppo multifamiliare a Trieste, nel CSM della Maddalena. Ci sono state tre occasioni di incontro on line, nel corso dell’inverno, in cui ho cercato di rispondere a tutti i tipi di richieste che mi venivano fatte dagli operatori, sia del centro in cui si svolgeva il gruppo che degli altri in cui si parlava di voler iniziare, anche se con qualche titubanza.
Un mese prima che tornassi a Trieste, è iniziato un secondo GPMF in un altro CSM, anzi nel territorio di quel CSM, nella sede di un’associazione di familiari.
Dopo un anno, nell’aprile del 2024 sono tornato e abbiamo lavorato altrettanto intensamente: ho partecipato al GPMF che si tiene da sei mesi al CSM della Maddalena, nel pomeriggio del primo giorno, la mattina successiva abbiamo esaminato tutti insieme, sia quelli che avevano partecipato al gruppo, sia gli altri, quello che era accaduto nel GPMF.
Il pomeriggio del secondo giorno ho partecipato al secondo gruppo, quello che è cominciato nella sede dell’associazione dei familiari e la mattina successiva abbiamo ripetuto la discussione corale sui contenuti emersi il giorno prima e su tutte le difficoltà e le perplessità che ne erano scaturite.
Successivamente, si è svolta una discussione su come procedere in relazione alla decisione di introdurre un GPMF in ognuno dei CSM triestini, al termine della quale è stato deciso che un gruppo di operatori interessati, provenienti da ognuno dei tre CSM aperti in questo momento a Trieste, avrebbe iniziato a riunirsi una volta al mese per ragionare insieme sulle difficoltà che si sarebbero incontrate aprendo l’attività di gruppo nei tre CSM.
Su questa promettente prospettiva, si è chiusa la trasferta triestina.
I Gruppi di Psicoanalisi Multifamiliare in Italia
Pochi giorni dopo, ho sentito il collega che mi aveva invitato la prima volta e che ha aperto per primo il GPMF, che mi ha comunicato che i colleghi di Monfalcone avevano, a loro volta, appena aperto il GPMF.
Questa esperienza fa molto pensare: mi sembra che il fatto che operatori che svolgono la loro attività in uno dei luoghi che, più di tutti gli altri al mondo, ha impostato la propria attività finalizzandola al recupero della dignità umana, così spesso calpestata nel mondo della malattia mentale grave, si sia prima incuriosito e, successivamente, abbia partecipato con attenzione a proposito dei possibili sviluppi che possono derivare dall’uso sistematico del GPMF, conferisca un grande valore alle idee di JGB.
Queste idee sembrano avvicinarsi in maniera chiara e condivisa a quello che accade in natura, all’interno delle famiglie e tra le persone e, per questo le persone che vi si avvicinano: pazienti, familiari e operatori, sembrano ravvisare in esse l’impegnativo tragitto di un cammino difficile e doloroso, quale è quello della ricerca di un senso e, se possibile, di un significato in azioni e parole che, abitualmente, sembrano non averne.
Abbiamo in programma di seguitare a vederci, seppure on line, per alcune volte, con lo scopo di affrontare insieme i problemi che incontreranno gli operatori che hanno già iniziato e quelli che cominceranno, con l’idea di trasmettere a loro quanto accumulato nella mia lunga esperienza di lavoro.
Credo che l’importante sia non dimenticare di essere “nani sulle spalle di giganti” e di proseguire nel tentativo di permettere alle persone di fare i conti, per quanto possibile e nei tempi e nei modi in cui si sentono, con i grandi dolori che si portano dentro e che, spesso, sono alla base delle crisi che prendono forma nei giovani che si ammalano improvvisamente, che, come sappiamo, non è mai improvvisamente ma che, comunque, si ammalano, stando molto male e ci costringono a cominciare a cercare dentro di noi.