Generazione boomerang: ovvero i figli che tornano a casa dei genitori in età adulta.
L’espressione è stata coniata in tempi recentissimi per indicare i giovani adulti che tornano a vivere a casa con i genitori dopo averla lasciata per studiare e/o lavorare altrove.
Questo fenomeno sociale è cresciuto in maniera straordinariamente rapida nell’ultimo decennio.
Cosa ha scatenato questa impennata nel mondo contemporaneo occidentale?
E quali sono le implicazioni psicologiche per chi rientra, per un motivo o per un altro, in questa categoria?
Le motivazioni alla base del fenomeno
Possono essere molte le motivazioni che spingono qualcuno a tornare a casa dei propri genitori dopo un periodo di vita autonoma e di indipendenza.
Ma, a prescindere dei casi dovuti da condizioni personali o da specifiche situazioni particolari, negli ultimi anni il fenomeno del “ritorno” – da qui il termine “boomerang” – si è diffuso così rapidamente ed esponenziale da diventare oggetto di attenzione sociale.
Le sfide economiche dell’epoca contemporanea hanno contribuito ad alimentare questa tendenza sempre di più.
Ad oggi, nella nostra società, più della metà dei trentenni dichiara di essere costretta a ripiegare sull’assistenza economica familiare.
Il ritorno in massa di giovani adulti tra le mura domestiche è dunque il risultato del momento storico complesso che stiamo vivendo, dello sgretolamento degli equilibri e delle certezze del mondo occidentale.
Tra le cause scatenanti vi è sicuramente l’alto costo della vita, la difficoltà nel trovare un lavoro ben remunerato, l’impedimento nel risparmiare denaro per far fronte a spese e imprevisti quotidiani, l’impossibilità per molti di garantirsi una stabilità abitativa.
Inoltre, la pressione sociale, le aspettative familiari e la crescente incertezza economica possono contribuire a questa tendenza.
Cosa ha trasformato la “Generazione Erasmus” nella “Generazione Boomerang”?
Tra la fine del secolo scorso e l’inizio degli anni 2000 si diffonde l’espressione “Generazione Erasmus”. Questa stava a indicare tutti quei ragazzi che lasciavano presto casa dei genitori, grazie ai programmi di studio di scambio tra istituzioni accademiche e universitarie internazionali.
Gli accordi di interscambio d’istruzione hanno permesso a molti di girare il mondo fin da giovanissimi: un’opportunità che ha incentivato il desiderio di autonomia e di crescita individuale. Infatti, molti dei giovani che hanno seguito programmi Erasmus, hanno poi deciso di prolungare la propria permanenza all’estero, oppure hanno preferito mete internazionali per le prime esperienze lavorative dopo aver terminato gli studi, altri si sono sentiti incoraggiati e hanno aspirato a specializzarsi intraprendendo dottorati di ricerca.
La possibilità di poter svolgere lavoretti complementari, occasionali o extra, era fondamentale per garantire il necessario sostentamento economico a molti della “Generazione Erasmus”.
L’impatto successivo alla grande crisi finanziaria del 2008, la diffusione della pandemia da Covid-19 dal 2020, lo scoppio di nuove guerre in atto ancora oggi, la conseguente inflazione e il disagio economico che colpisce sempre più famiglie, hanno costretto sempre più persone a tornare a casa dei genitori per poter avere un sostentamento.
Il fenomeno è diventato oggetto di attenzione in Europa nel biennio 2014-2015: i giovani adulti costretti a “ritornare” a casa dei genitori è stato così alto da avere un impatto sociale rilevante sulle economie familiari e locali.
Una notevole impennata è stata poi la conseguenza delle misure precauzionali applicate a partire dai primi mesi del 2020 per contrastare la pandemia da Covid-19.
La crescente instabilità geopolitica crescente e l’impatto sulle borse e il commercio internazionale, hanno aggravato ulteriormente la crisi sociale e i primi a pagarne le conseguenze sono stati i giovani adulti che si destreggiavano tra condizioni lavorative precarie per specializzarsi e professionalizzarsi attraverso esperienze internazionali.
Quali sono le implicazioni psicologiche dei componenti della Generazione Boomerang?
Per quanto costretti da condizionamenti mondiali e protagonisti di un fenomeno diffuso, e non personalmente responsabili di non essere stati in grado di raggiungere l’indipendenza, dover tornare a vivere con i propri genitori dopo anni di autonomia e impegno, e in molti casi con un bagaglio di competenze ed esperienze di altissimo livello, può essere traumatico e destabilizzante.
Sebbene il ritorno a casa possa creare un senso di sicurezza e garantire il supporto necessario, non è raro che riadattarsi alle dinamiche familiari da adulti possa essere particolarmente complesso e generare stress, conflitti e situazioni di disagio quotidiano.
Ma soprattutto, ciò che emerge dai primissimi studi sul fenomeno, evidenzia come molte di queste persone presentino sintomi di depressione, ansia, stress o apatia. Alcuni di loro hanno dichiarato di aver abbandonato le proprie carriere precedenti a favore di carriere più stabili ma meno ambiziose, molti hanno messo in discussione le proprie scelte di vita e ridimensionato le proprie aspettative per il futuro.
Un cambiamento del genere può essere percepito come un profondo fallimento personale, impattando negativamente sull’autostima e sul benessere psicologico.
Come affrontare il fenomeno?
Al momento del bisogno di dover intraprendere tale decisione, è importante comunicare apertamente in famiglia.
Entrambe le parti dovranno discutere delle aspettative, delle responsabilità e delle esigenze reciproche e porre delle nuove basi di convivenza per rendere il processo meno traumatico per tutti gli abitanti della casa.
Inoltre, essere stimolati a vivere comunque in maniera indipendente e continuare ad impegnarsi attivamente è essenziale. Seguire nuovi corsi, specializzazioni, intraprendere nuovi interessi può essere d’aiuto per vedere il cambiamento come un’opportunità a suo modo, e non solo come una sconfitta.
Inoltre è importante che amici, parenti e conoscenti offrano un ambiente di sostegno e comprensione. Tornare a casa dei genitori oggi non può più essere considerato come uno stigma personale o una debolezza del singolo: è necessario diffondere consapevolezza che la Generazione Boomerang è un fenomeno sociale.
Affrontare questa realtà richiede una prospettiva compassionevole e un impegno collettivo per creare ambienti che supportino la crescita e l’indipendenza dei giovani adulti, così da mitigare gli impatti negativi e promuovere alternative e nuove aspettative.
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