Definiamo l’etologia come la scienza che studia il comportamento. Una consistente storia di studi approfonditi in merito, lunga ormai quasi un secolo, riconduce i comportamenti degli animali – e quindi anche quelli dell’uomo – sia al loro corredo genetico sia all’ambiente in cui vivono e si sviluppano, durante la loro crescita e maturazione. L’etologo è, come suggerisce il nome, lo studioso di etologia. Nel suo lavoro, esso si occupa anche del comportamento umano. Lo fa sia in maniera diretta sia indiretta. Nel secondo caso, si basa su analogie e differenze tra il suo modo di vivere e quello degli altri animali che abitano il pianeta.
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L’ambito degli studi etologici
Le basi della scienza etologica, giunte fino ai giorni nostri, sono state poste nei lontani anni ’30. Tra il 1935 e il 1939, Konrad Lorenz difese l’idea che il comportamento sia ambivalente e derivi in parte dal corredo genetico dell’animale e in parte dalle circostanze ambientali cui sia sottoposto dalla nascita in poi. In realtà, lo zoologo austriaco ribadiva una teoria già propugnata da Charles Darwin. Nel volume The Expression of Emotions in Man and Animals (1872), il noto naturalista britannico aveva infatti già argomentato tale tesi.
Ogni specie si caratterizza per alcuni comportamenti innati, che ne caratterizzano indole, tempra e relazione con l’habitat (o la società, nel caso dell’uomo) che la circonda. Buona parte di queste pulsioni e di questi atteggiamenti, che potremmo definire involontari, in quanto non derivanti da alcuna volontà o manifestazione di singola espressione, possono essere mitigati o enfatizzati dalle esperienze – individuali o collettive – vissute all’interno dell’ambiente ove si dimori. Lo studio etologico è utile a motivare numerose scelte e condizioni attraversate dall’essere umano nel corso della sua esperienza di vita. A proposito di ciò, è bene ricordare l’interpretazione del ricercatore olandese Nikolaas Tinbergen, Nobel per la medicina 1973, il quale interpretò l’autismo nei bambini a partire dallo studio del comportamento conflittuale in alcune specie di pesci e uccelli.
L’etimologia della parola
Il termine etologia deriva, come si poteva facilmente evincere, dal greco. Esso è una crasi delle parole ethos (che significa carattere) e logos (che significa studio). L’etologia viene catalogata all’interno delle scienze come una peculiare branca della biologia. Essa studia infatti principalmente il comportamento animale, ricollegandosi spesso a quelle che sono le teorie e le conclusioni della zoologia vera e propria. L’oggetto principale del suo interesse è il collegamento tra l’ambiente e i vertebrati che lo abitano e modificano. Essere umano compreso, naturalmente. Già i celebri filosofi greci Platone, Aristotele ed Epicuro avevano portato avanti studi sul comportamento degli animali. Questa voglia di comprendere a fondo il come e il perché di determinati atteggiamenti si deve alla curiosità in ambito comportamentale e neuro-fisiologico. In tempi più recenti di quelli dell’antica Grecia, il già citato Lorenz e Ivan Pavlov sono stati gli etologi che hanno meglio definito le basi di questa disciplina.
L’etologia di Lorenz, uno studio dei punti di contatto
Non è un caso se Lorenz sia considerato, a tutti gli effetti, il padre dell’etologia moderna. Egli ha infatti dedicato la sua pressoché intera carriera professionale a occuparsi principalmente di questo. Lo zoologo austriaco ha catalogato e studiato tutti i possibili punti di contatto tra uomo e animali che il suo tempo gli ha concesso di approfondire, legando e collegando tra loro nozioni di fisiologia, psicologia ed ecologia. Allo studio etologico dobbiamo buona parte di quelle che oggi sono le fondamenta del nostro rapporto con gli animali, specie quelli domestici. Questa disciplina, infatti, ha smesso da tempo di considerarli come creature prettamente istintive e ha iniziato a trattarli come esseri senzienti. A livello etologico, ogni vertebrato basa il suo comportamento su specifiche esperienze associative e mnemoniche. In parole più semplici, tutti gli esseri viventi sono dotati di una sfera psico-emotiva propria e di specie.
Naturalmente, sarebbe sbagliato paragonare la psicologia delle emozioni degli umani, più complessi e intelligenti, a quella di creature meno raffinate, ma occorre tenere sempre in considerazione, trattando animali, il loro benessere. Nessun essere vivente dovrebbe avvertire come ostile l’ambiente in cui vive e, anche per quelli tenuti in cattività, l’habitat andrebbe ricreato quanto più simile possibile a quello che li ospita in natura. Queste conclusioni, che oggi possono apparire banali e scontate, hanno portato a un profondo mutamento nelle pratiche di allevamento, tanto di animali da reddito quanto di fauna originariamente selvatica, nonché nella loro gestione.
Danilo Mainardi e l’etologia in Italia
Il nostro Paese è arrivato con colpevole ritardo agli studi etologici. Il più rappresentativo esponente della nostra scuola è stato il milanese Danilo Mainardi, scomparso nel 2007. Egli è stato un prolifico studioso, specializzato nei rapporti parentali e genitoriali. I suoi approfondimenti sull’imprinting sono di importanza cruciale nella definizione di atteggiamenti sociali, abitudini alimentari e preferenze sessuali di animali e uomini. Secondo la sua ricerca, chiunque cresca isolato o venga privato della socialità finirà per sviluppare una notevole aggressività inter ed intra-specifica.
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