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Disprassia verbale: sintomi, diagnosi e trattamento

La disprassia verbale è un disturbo motorio del linguaggio che riguarda la capacità di programmare e coordinare quei movimenti necessari per parlare. Si tratta di un disturbo poco noto, eppure colpisce molte più persone di quanto si possa pensare e ha un impatto significativo sullo sviluppo del linguaggio e, in generale, sulla qualità della vita di chi ne è affetto.
Di seguito andremo ad esplorare quali sono i sintomi e le caratteristiche di questo disturbo, in che modo viene diagnosticato e quali sono le opzioni di trattamento, con lo scopo di diffondere consapevolezza su questa condizioni di cui si parla molto poco.

Cos’è la disprassia verbale?

La disprassia verbale, nota anche come aprassia del linguaggio in età evolutiva o aprassia verbale dell’infanzia, è un disturbo neurologico che impedisce al cervello di inviare ai muscoli della bocca i comandi corretti e necessari per articolare i suoni. Non si tratta di un disturbo causato da debolezza muscolare: la disprassia verbale è dovuta dal riscontrare notevoli difficoltà nel pianificare e coordinare i movimenti.

Questo particolare disturbo si manifesta principalmente nei bambini e, nel contesto pediatrico è considerato una condizione dello sviluppo. La disprassia verbale però, può anche essere causata da traumi o lesioni celebrali, come ad esempio gli ictus, e insorgere in età adulta.

I sintomi

I sintomi della disprassia verbale variano in base alla gravità del disturbo, alle sue cause e all’età della persona.
Tra i principali segnali che indicano che possiamo trovarci di fronte a un caso di disprassia verbale, in questo caso infantile, vi sono:

  1. Difficoltà nell’articolazione dei suoni
    I bambini con disprassia verbale riscontrano significativi problemi a pronunciare parole semplici, invertendo o omettendo i suoni. Ad esempio, un bambino potrebbe dire “ca” invece di “casa”.
  2. Discorsi incoerenti o frammentati
    Il linguaggio può apparire poco fluido o disorganizzato a causa delle parole pronunciate in modo errato e della difficoltà nel formare frasi complete.
  3. Incapacità di imitare suoni o parole
    Quando un bambino cerca di ripetere una parola appena sentita e, nonostante si sforzi per farlo, non ci riesce correttamente, è probabile che ci troviamo di fronte a un caso di disprassia verbale.
  4. Variazioni imprevedibili nella pronuncia
    Una caratteristica distintiva di questo particolare disturbo neurologico è l’incoerenza: una parola può essere pronunciata correttamente in un contesto e in modo errato in un altro o comunque l’errore di pronuncia non è sempre lo stesso.
  5. Movimenti faticosi e lenti della bocca
    I bambini con disprassia verbale spesso fanno movimenti inusuali quando provano a parlare, delle vere e proprie smorfie che rendono visibile la fatica e lo sforzo che compiono nel cercare di articolare dei suoni.
  6. Difficoltà con ritmi e intonazione
    La prosodia, ossia quell’insieme di ritmo, intonazione e accenti che caratterizza e rende comprensibile il linguaggio, può risultare alterata, e i suoni emessi quando si tenta di esprimersi risultano mal modulati e monotoni.
  7. Ritardo nello sviluppo del linguaggio
    La maggior parte dei bambini che soffrono di disprassia verbale iniziano a parlare più tardi rispetto ai coetanei e mostrano difficoltà persistenti negli anni.

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Diagnosticare la disprassia verbale

La diagnosi di disprassia verbale richiede una valutazione approfondita da parte di professionisti qualificati, come logopedisti, neuropsichiatri infantili o psicologi specializzati nello sviluppo. Prima di giungere alla conclusione che si tratti di disprassia verbale e non di altri disturbi, è necessario seguire una serie di passaggi, primo fra tutti un colloquio iniziale con l’interessato e la sua famiglia, che permetterà allo specialista di raccogliere informazioni sullo sviluppo linguistico e motorio del bambino, sulla storia familiare e su eventuali altri problemi di sviluppo. In seguito, sarà necessario un periodo di osservazione diretta per valutare il modo in cui il bambino articola i suoni, formula le parole e utilizza il linguaggio nel contesto quotidiano. Esistono diversi test standardizzati e strumenti diagnostici precisi per riconoscere questo tipo di disturbo attraverso l’analisi dell’abilità del bambino nel ripetere parole, imitare suoni, organizzare frasi e controllare la prosodia. Tutti questi passaggi sono fondamentali per distinguere la disprassia verbale da altri disturbi, come il disturbo fonologico o ritardi globali del linguaggio, che possono presentare sintomi sovrapponibili. In alcuni casi, può essere necessario coinvolgere altri specialisti, come neurologi o terapisti occupazionali, per escludere problematiche neurologiche o motorie associate.

Trattamento della disprassia verbale

Gestire e trattare adeguatamente la disprassia verbale è possibile, ma non esiste una soluzione univoca per affrontare questo disturbo. In questi casi infatti è necessario adottare un approccio personalizzato, centrato sulle esigenze specifiche del bambino o dell’adulto, ecco perché la diagnosi del disturbo si struttura attraverso una serie di passaggi e non può essere immediata.
Non esiste una cura definitiva per questo disturbo neurologico, ma una serie di trattamenti efficaci se combinati tra loro nel modo giusto che possono migliorare significativamente la capacità di comunicazione delle persone colpite.

La logopedia è il trattamento principale per la disprassia verbale: fare esercizi di articolazione e fonetica permette di migliorare la precisione dei movimenti orali per produrre i suoni corretti, ma la pratica deve essere intensiva e ripetuta molte volte nel tempo. Il logopedista, in questi casi, potrebbe inoltre ricorrere all’utilizzo di immagini, di gesti o di attività tattili per aiutare il bambino a programmare i movimenti della bocca.
A rendere fondamentale la logopedia è, infine, l’allenamento concentrato sulla prosodia grazie ad esercizi finalizzati a migliorare ritmo, intonazione e modulazione del linguaggio.

Per i casi più gravi, una risorsa preziosa è la comunicazione aumentativa e alternativa (CAA): si tratta di sistemi di comunicazione che includono strumenti come tabelle con immagini, applicazioni digitali o dispositivi elettronici che permettono di accedere a un linguaggio non verbale.

Non va sottovalutato inoltre il supporto psicologico: i bambini con disprassia verbale possono affrontare frustrazione, bassa autostima e difficoltà relazionali a causa della loro condizione e favorire e supportare il loro benessere emotivo e sociale può essere di grande aiuto per permettere loro di accettare il disturbo e impegnarsi attivamente per gestirlo.
La famiglia gioca un ruolo cruciale nel trattamento, non solo per garantire al bambino supporto emotivo e affettivo, ma anche per sostenerlo attivamente attraverso esercizi di pratica quotidiana e strategie di comunicazione, dopo una formazione adeguata da parte dei genitori.

Prognosi

La prognosi per la disprassia verbale varia a seconda della gravità del disturbo e della precocità del trattamento. Con un intervento adeguato e tempestivo, molti bambini possono raggiungere una comunicazione efficace e migliorare significativamente le loro capacità linguistiche. Tuttavia, alcune difficoltà possono persistere anche in età adulta, richiedendo un supporto continuativo.

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