Vaso di Pandora

Dalla chiusura degli OPG alla REMS: la presa in carico del soggetto autore di reato nei nuovi scenari sanitari e giuridici

Bussana, 16 novembre 2018

Questo è il titolo del seminario tenutosi a Bussana il 16 novembre, al quale ho partecipato come relatore nella tavola rotonda in cui ci siamo confrontati sul cambiamento del trattamento, della legislatura e delle diagnosi dei pazienti affetti da patologia psichiatrica che commettono un reato.

Ad aprire la giornata, dopo i saluti del dr. Ardissone  Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL 1 Imperiese, è il dr. Sciolè  che fa parte, dell’Unità di Psichiatria Forense del distretto di Ventimiglia. L’équipe ha illustrato il cambiamento diagnostico dei pazienti psichiatrici che commettono un reato; infatti mentre prima si trattava di pazienti con diagnosi di schizofrenia e con tratti paranoici, con il tempo si è osservato che a commettere reati sono pazienti con storia di dipendenza e con disturbi di personalità. Inoltre si osserva che gli psichiatri forensi sono chiamati in carcere per perizie su persone affette da ADHD o disabilità intellettiva e soggetti affetti da disturbo antisociale di personalità. Viene evidenziato come sia difficile intervenire su questi pazienti in cui prevale l’isolamento sociale e un mancato controllo degli impulsi. In quest’ultimo periodo c’è stato un aumento di pazienti immigrati che, oltre ad avere una patologia psichiatrica che li ha portati a commettere un reato, presentano numerosi problemi di reinserimento sociale legati alla lingua, alla mancanza di assistenza sanitaria e quindi alla difficoltà della presa in carico da parte dei servizi territoriali.

La dr.ssa Borsotto (assistente sociale ASL 1) illustra  il cambiamento della legislatura che ha portato alla chiusura degli OPG e alla necessità di istituire l’Unità di Psichiatria Forense nei dipartimenti per occuparsi dei pazienti che dagli OPG dovevano essere dimessi. L’équipe psicoforense costituita da psichiatra, educatore e tecnico della riabilitazione psichiatrica, in collaborazione con l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) e i referenti della salute mentale, hanno avviato a partire dal 2014 un gruppo di studio per valutare i pazienti dimissibili dagli OPG, prendendo in considerazione le risorse familiari e territoriali dei pazienti oltre alla storia clinica per poter progettare percorsi riabilitativi.  L’équipe psicoforense lavora e si confronta con giudici, avvocati, periti, operatori delle comunità e delle REMS che accolgono i pazienti che hanno commesso reati.

Il Magistrato Luppi del Tribunale di Imperia fa una distinzione tra misure di sicurezza patrimoniali e misure di sicurezza personali, tra persone socialmente pericolose con necessità di cura e delinquenti abituali. Parla della riforma che limita la durata dell’applicazione della misura di sicurezza e di come intervenire su un paziente in detenzione dove permane la pericolosità sociale prima del termine della pena. Quindi sottolinea la necessità di un dialogo continuo tra i servizi territoriali e l’UEPE per intervenire e segnalare in tempo eventuali percorsi riabilitativi al termine della pena, in modo da poter applicare forme di libertà vigilata ove permane la pericolosità sociale.

Il dr. Calabrò direttore sanitario della REMS Villa Caterina, parla dell’importanza del lavoro di èquipe per poter resistere ai continui attacchi al legame e alla cura da parte dei pazienti accolti in struttura. Affronta il tema della violenza di tali pazienti, di come gestirla (efficace qui la metafora dei muri della REMS in carton gesso) e i trattamenti riabilitativi proposti, tra cui la terapia long-acting. E’ necessario stabilire un legame che porti alla collaborazione terapeutica con i pazienti. Viene discusso il tema della “consapevolezza di malattia” che va superato, perché è difficile che tali pazienti la acquisiscano.

L’avvocato  Brusa, presidente dell’Ordine degli avvocati di Imperia, collegandosi all’esposizione del dr. Calabrò, definisce la REMS un luogo dove viene riconosciuta la dignità della persona e afferma che gli autori di reato affetti da disturbi psichiatrici hanno diritto di uscire e rientrare nella società.

La dr.ssa Orcamo (Regione Liguria – Dipartimento Salute e Servizi Sociali) parla del lavoro svolto fino ad oggi dalla REMS Villa Caterina, della chiusura degli OPG, dell’utilità dell’unità di psichiatria psicoforense e del ROP di Genova (reparto di osservazione psichiatrica) che accoglie persone incompatibili con il carcere che non potendo andare  in REMS per assenza di posti, vengono curati.

Il prof. Rocca dell’Università di Genova parla della eccessiva psichiatrizzazione dei comportamenti, dell’antisocialità, della tossicodipendenza, dell’ etnopsichiatria materia che deve essere utilizzata per la diagnosi degli immigrati. Illustra gli indicatori necessari per la perizia psichiatrica. Sottolinea la necessità di creare progetti terapeutici individualizzati che tengano conto delle diagnosi e della criticità poste dal trattamento di autori di reati affetti da disturbi di personalità.

Nella tavola rotonda insieme alla dr.ssa Trecci assistente sociale dell’UEPE di Imperia e alla dr.ssa Lanteri responsabile dei servizi sociali del distretto di Imperia, abbiamo affrontato la necessità di collaborare e condividere con tutte le figure professionali dei diversi servizi per poter reinserire i pazienti in famiglia, sul territorio e continuare i percorsi riabilitativi iniziati in comunità o nelle REMS.

In particolare, nel mio intervento, ho illustrato il metodo di lavoro del gruppo Redancia: le mini équipe, i progetti terapeutici individualizzati condivisi con i curanti, con l’UEPE, riportando quanti pazienti (63) autori di reato abbiamo ospitato e curato nella Comunità RedWest, adesso Casa Sanremo, dal 2007 ad oggi.

Inoltre ho condiviso con gli altri relatori l’importanza del lavoro in rete per poter permettere il reinserimento del paziente sul territorio e per proseguire il lavoro terapeutico iniziato in comunità. In conclusione, dagli interventi e poi dalla discussione della tavola rotonda,  è emerso come il paziente che commette un reato si trovi ad affrontare un doppio “stigma”, la malattia psichiatrica e il reato.  Gli interventi sono quindi più complessi, perché implicano l’incontro di più sistemi: la salute mentale, la magistratura e gli avvocati, le famiglie, i servizi sociali. Ognuno di tali sistemi affronta la situazione  con il proprio linguaggio e le proprie prassi, è quindi necessario trovare un linguaggio comune.

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