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Che cos’è la sindrome della crocerossina?

La sindrome della crocerossina, nota anche con l’altra calzante denominazione di sindrome di Wendy – dal nome della sorella di Peter Pan – è una condizione di perfezionismo altruista. Lo stato d’animo, molto spesso, si dimostra logorante per chiunque ne sia vittima. La dinamica che lo contraddistingue è molto particolare. Le sue implicazioni sulla vita relazionale necessitano di una certa attenzione, dal momento che questo stato altera il modo in cui ci si pone nei confronti degli altri. Pur essendo focalizzata su un aspetto positivo come quello dell’altruismo, la sindrome della crocerossina nasconde un lato oscuro. Scopriamolo nei prossimi paragrafi e vediamo a che cosa si riferisca la psicologia quando parla di questa sindrome.

Alla scoperta della sindrome della crocerossina

La sindrome della crocerossina si contraddistingue per una forte necessità di soddisfare sempre le richieste e i bisogni altrui. Chi ne soffre trascura senza alcuna remora le proprie necessità, perché deve mantenersi sempre e comunque disponibile per gli altri, i quali potrebbero aver bisogno di aiuto. Di fatto, chi soffre di questa sindrome, risolve i problemi altrui prima dei suoi.

Com’è facilmente intuibile, il nome di Wendy rimanda alla celebre fiaba di Peter Pan. Nella vicenda la ragazza, o meglio la bambina, dato che non ha più di 10 anni, si caratterizza per il suo fin troppo spiccato senso di responsabilità e per la sua tendenza a prendersi sempre cura di tutti. Lo fa in maniera instancabile e costante. Ciò l’ha resa un’adulta precoce, la quale si è sobbarcata l’incarico di aiutare e confortare i bambini residenti sull’isola che non c’è, a partire dal suo chiaro contraltare, l’eternamente immaturo Peter.

Numerose donne sono vittime di questa condizione. Esse si contraddistinguono per la loro eccessiva dedizione verso il prossimo. Sebbene riguardi principalmente il genere femminile, anche una considerevole percentuale di uomini è colpita dalla sindrome. Chi si proietta in maniera troppo protettiva e accudente verso l’altro trascura e sacrifica i propri bisogni. A lungo andare, ciò ricade anche sulla sua salute mentale. Prendersi troppo cura del prossimo comporta infatti uno straniamento, poiché andiamo a interpretare un ruolo che non è il nostro. Esasperando la cura verso altre persone, assumiamo un ruolo da genitore che, magari, non ci appartiene affatto.

Il desiderio di mostrarsi sempre attenti e disponibili si deve all’errata convinzione che sia il modo giusto di porsi, se non proprio l’unico possibile. Questa dinamica è molto disfunzionale. La vittima della sindrome di Wendy è frequentemente impaurita. Con ogni probabilità, teme di perdere il proprio oggetto d’amore se non gli dedica, o le dedica, tutta l’attenzione possibile.

Sindrome della crocerossina: una coppia si tiene per mano
La sindrome della crocerossina può rovinare una relazione, rendendo uno dei due partner quasi servile all’altro

Da dove nasce la sindrome della crocerossina

Alla radice della sindrome della crocerossina troviamo, solitamente, livelli di autostima piuttosto bassi. Chi pensa di non essere all’altezza delle persone che ha accanto potrebbe sviluppare pensieri disfunzionali, i quali lo porteranno, o la porteranno, a prendersi eccessivamente cura di loro. La logica deviata alla base di questo ragionamento è che per essere amati occorre accudire a dovere una persona e prendersi sempre cura di lei, in maniera impeccabile. Naturalmente, un simile do ut des ha senso soltanto per chi abbia difficoltà relazionali. Chiunque ne sia privo non interpreterebbe mai una relazione di affetto secondo simili logiche di scambio.

Tipicamente, la crocerossina tratta con questo riguardo il proprio partner amoroso o la propria partner amorosa, sebbene non esistano obiettivi prediletti o esclusioni. L’attenzione eccessiva riguarda spesso anche genitori, figli, fratelli, amici o colleghi. Elemento imprescindibile perché il meccanismo si inneschi è l’esistenza di qualcuno da curare. Le Wendy provano infatti un’attrazione molto potente, e spesso prevaricante, verso chi abbia bisogno di attenzioni. Il classico profilo della vittima della sindrome è quello di una persona poco autonoma e fin troppo legata alla propria famiglia. La crocerossina, non di rado, indossa una maschera. Dietro di essa nasconde frequentemente un disturbo da personalità dipendente, contraddistinto dal terrore di restare sola.

Wendy e le sue caratteristiche

La sindrome della crocerossina presenta numerosi sintomi. Non si riscontrano sempre gli stessi. I più diffusi e rilevanti li abbiamo raccolti nello specchietto sottostante:

  •  Paura dell’abbandono e del rifiuto;
  •  profondo timore di restare soli;
  •  stimolo, percepito come necessità, al sacrificio per amore del prossimo;
  •  bassa autostima e volontà di aumentarla. Per riuscire nell’intento ci si inganna, autoconvincendosi di essere indispensabili per qualcuno e accrescendo, in questa maniera, la propria percezione di importanza;
  •  tendenza a trascurare oppure ignorare i propri bisogni e desideri, spesso dimenticandosene proprio, per concentrare tutte le energie a sostenere il prossimo;
  •  ricerca di gratificazione nel semplice rendersi utile, senza bisogno di alcuna ricompensa;
  • generosità eccessiva;
  • tendenza a lasciarsi manipolare;
  • sensazione di inutilità, vuoto o basso valore tutte le volte in cui non ci siano bisogni altrui da soddisfare;
  • incapacità di mettersi in ascolto delle proprie esigenze.

Molte di queste caratteristiche sembrano positive. All’interno della sintomatologia della sindrome della crocerossina assumono però un significato tendenzialmente negativo. Sono infatti sempre eccessive e innaturali. Simili pregi divengono indicatori di un disagio che può essere anche molto profondo e celare una dipendenza emotiva sbilanciata verso il Peter Pan della relazione.

Può interessarti anche: “Sindrome di Wendy: il profilo psicologico delle crocerossine

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