Quello che definiamo anatomicamente come cervello rettiliano è la porzione più antica e primitiva dell’encefalo umano. Difficilmente ne siamo a conoscenza, ma si tratta del principale responsabile delle nostre reazioni istintive e automatiche. È situato alla base del cranio, e deve il suo nome al fatto che ne condividiamo la struttura con i rettili. Questa porzione del cervello è coinvolta principalmente nella regolazione delle funzioni vitali: respiro, battito cardiaco e temperatura corporea. In aggiunta, è fortemente legato alla sopravvivenza e controlla i comportamenti più basilari, ad esempio il meccanismo di lotta o fuga, l’aggressività, la territorialità e anche la riproduzione.
L’encefalo rettiliano opera in modo inconscio e automatico, reagendo a stimoli esterni senza bisogno di una riflessione consapevole. In un certo senso, ci protegge da potenziali minacce, permettendo al corpo di reagire rapidamente a situazioni di pericolo, prima ancora che le aree più evolute del cervello abbiano il tempo di elaborare le informazioni. A causa della sua natura primitiva, però, il cervello rettiliano provoca reazioni impulsive e irrazionali, rendendo difficile distinguere tra vere minacce e situazioni che potrebbero invece essere affrontate con maggiore calma e razionalità.
La formazione del cervello rettiliano
Il cervello rettiliano si è formato milioni di anni fa, nel corso dell’evoluzione degli esseri viventi. Ci fu un determinato momento storico – lungo secoli – nel quale le prime specie animali cominciarono a sviluppare strutture cerebrali atte a mantenerle in vita il più a lungo possibile. Questa parte di encefalo serve a tutelarci e allungare, quanto più possibile, la nostra sopravvivenza. Si tratta della parte più antica del nostro sistema nervoso centrale, risalente a quando gli esseri umani erano ancora molto simili ai rettili. Nel corso del tempo, con l’evoluzione delle specie e l’aumento della complessità della vita, il cervello si è sviluppato ulteriormente. Si sono aggiunte nuove strutture, come il sistema limbico e la neocorteccia, ambedue responsabili delle emozioni e del pensiero razionale.
Nonostante questi sviluppi, il cervello rettiliano è rimasto una componente fondamentale dell’encefalo umano. Ancora oggi, conserva un ruolo dominante in situazioni che richiedono reazioni immediate e istintive. Questa antica struttura è stata progettata, se così possiamo scrivere, appositamente per affrontare minacce immediate, come predatori o pericoli naturali. Può farlo poiché risponde al pericolo con meccanismi di difesa automatici. Questi funzionavano perfettamente in un contesto di vita primitiva e molto più rischiosa. Oggi possono risultare meno utili in un ambiente nel quale le minacce sono per lo più psicologiche o sociali, piuttosto che fisiche.
Come funziona?
Il cervello rettiliano opera secondo il principio di conservazione e protezione. Cerca costantemente di mantenere l’organismo in uno stato di sicurezza e stabilità. La sua attività ha priorità massima. Tuttavia, la sua reattività alle situazioni di stress può innescare comportamenti poco adeguati alle circostanze contemporanee, in cui spesso non è necessario ricorrere alla fuga o all’attacco per affrontare le sfide della vita quotidiana. È una sorta di arma a doppio taglio. Da un lato ci tiene sempre sull’allerta, dall’altro potrebbe metterci su strade errate, poco indicate per la soluzione dello specifico problema che stiamo affrontando.
Come il cervello rettiliano influenza il nostro comportamento
Il cervello rettiliano ha una grande influenza sul nostro comportamento. Principalmente in situazioni di stress o quando avvertiamo rischi o pericoli. Le sue funzioni includono la regolazione delle risposte istintive che riguardano protezione e sopravvivenza, ad esempio il controllo di emozioni quali paura, rabbia e aggressività. Istinti di questo genere si manifestano in vari modi nella vita quotidiana, ad esempio nelle reazioni impulsive.
Nella gestione dei comportamenti territoriali e di dominanza, questa parte di encefalo contribuisce alla creazione di schemi comportamentali preposti alla difesa del nostro spazio personale, sia fisico sia emotivo. In ambiti come le relazioni interpersonali o il lavoro influenza la nostra predisposizione al confronto, alla competizione o alla ricerca di potere. Il cervello rettiliano presiede alle decisioni che riguardano la conservazione dell’energia e la ricerca di comfort. Ci porta a preferire scelte che garantiscono la nostra sicurezza e stabilità, anche quando non sono le più vantaggiose a lungo termine. Agisce così al fine di evitare cambiamenti che potrebbero risultare stressanti o minacciosi, rendendoci restii a correre rischi o prendere decisioni audaci.
L’influenza del cervello rettiliano deve necessariamente essere bilanciata dalle parti più evolute del cervello, quelle che permettono di prendere decisioni razionali e consapevoli. Qualora così non fosse, correremmo il rischio di decidere in maniera antisociale e finire addirittura per danneggiare chi ci sta accanto.
Possiamo controllare il modo in cui agisce?
Il cervello rettiliano opera principalmente a livello inconscio. Ciononostante, possiamo imparare a controllarne l’influenza. Una delle strategie più efficaci, al fine di gestire le reazioni istintive, è sviluppare una maggiore consapevolezza delle nostre emozioni. Pratiche come la meditazione, la respirazione consapevole e il rilassamento possono aiutarci a mantenere la calma anche sotto stress, riducendo l’impatto delle reazioni impulsive. Saper stemperare le emozioni ci può portare a frenare l’operato del cervello rettiliano. È possibile sviluppare strategie per sostituire le risposte istintive con altre più ragionate. Se, ad esempio, impariamo a identificare i segnali di una reazione di paura o rabbia saremo in grado di fermarci prima di agire impulsivamente, dando tempo alla parte razionale del cervello di prendere il controllo.
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