Nel suo libro “Spare” il principe Harry dipinge Kate Middleton come una “vittima di baby brain”. In realtà è stata sua moglie, Meghan Markle, a definirla così, nel corso di uno dei loro accesi confronti, volendo sottolineare le frequenti dimenticanze della principessa del Galles.
Ma cos’è esattamente questo fenomeno? Esiste davvero? E come si cura? Diversi gli interrogativi a cui dare risposta. L’espressione “baby brain” viene comunemente utilizzata per evidenziare le dimenticanze e le distrazioni molto frequenti durante la gravidanza. Secondo uno studio della Deakin University di Melbourne, pubblicato sul Medical Journal of Australia, quattro donne su cinque manifestano un deficit della memoria e delle capacità cognitive, sia durante la gravidanza che nel periodo immediatamente successivo. Quindi il fenomeno è reale, sebbene non abbia effetti profondi sulla quotidianità. Non si tratta di un disturbo, quanto di una vera e propria riorganizzazione a livello celebrale. Gli studi mostrano una diminuzione della materia grigia in corrispondenza delle aree del cervello relative alla memoria e all’elaborazione delle funzioni sociali. Ciò indica che con la maternità le priorità cambiano e, anche se l’intelligenza rimane sempre la stessa, l’attenzione delle future mamme è maggiormente rivolta al nascituro e alle attività utili per accoglierlo al meglio.
“Il fatto che il cervello della donna si modifichi temporaneamente da un punto di vista neurologico, per accogliere ed assecondare la gravidanza e la maternità, non corrisponde a una compromissione delle sue competenze. Al contrario: oggi sappiamo che la natura interviene per agevolare la riproduzione. Ritengo, quindi, che non sia opportuno considerare il baby brain come una sofferenza o un disturbo ma come una modalità attraverso la quale il corpo umano si adatta alla creazione di una nuova vita”.dichiara Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice sanitaria su Unimamma.it.
Il declino cognitivo sembrerebbe cominciare sin dal primo trimestre, per poi diventare molto più marcato nel terzo; ma è importante sottolineare che, secondo gli studi precedentemente citati, l’adattamento del cervello al nuovo ruolo di madre sembrerebbe non essere irreversibile: le aree del cervello che cambiano con la maternità, a discapito della memoria, recuperano la loro normale funzionalità dopo circa un paio di anni.