Le pazienti che lamentano anorgasmia femminile raccontano di un persistente ritardo – o assenza completa – dell’orgasmo durante un rapporto intimo. Il problema è piuttosto frustrante perché chi è colpita da questa condizione sperimenta una specifica inibizione della componente orgasmica all’interno di un coito che si rivela altrimenti perfettamente normale. In seguito alla normale fase di eccitazione sessuale, tipica di ogni relazione fisica, la vittima non riesce a raggiungere il culmine del piacere.
Prima di approfondire le cause fisiche e psicologiche dell’anorgasmia femminile, è bene definire con accuratezza di che cosa si stia parlando. Non sempre infatti la situazione è completamente chiara, neppure a chi conviva con questo problema da tempo.
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Tipologie di anorgasmia femminile
Innanzitutto occorre chiarire che l’anorgasmia non è assenza di piacere. Le interessate riescono a provare le stesse sensazioni di chiunque durante il rapporto, senza però giungere mai all’orgasmo. Questo avviene indipendentemente dalla tipologia del disturbo che affligge la donna. Esistono infatti due differenti tipi di anorgasmia femminile.
- Anorgasmia primaria. Di cui parliamo nel caso in cui il disturbo abbia sempre accompagnato la donna, fin dal principio della sua vita sessuale, senza che essa sia mai stata in grado di conoscere il culmine del piacere perché da sempre impossibilitata a raggiungerlo.
- Anorgasmia secondaria. Così si definisce la condizione che compare in un secondo momento, quando l’interessata abbia già maturato alcune esperienze sessuali normali, non limitate e influenzate dal disturbo, ma si trovi ora nella situazione di non poter raggiungere l’orgasmo.
La donna, normalmente, accumula una tensione fisica durante il coito e lo fa fino al momento catartico, definito dalla sessuologia come la raggiunta dell’acme, nel quale se ne libera completamente, attraverso una considerevole contrazione dell’area genitale. Ciò precede un periodo di elevata eccitazione e, subito dopo, un sollievo e un rilassamento improvvisi. L’orgasmo femminile è un’esperienza forte e certamente ben riconoscibile per chiunque la viva, e molto spesso anche per il partner. Esso si definisce, in fisiologia, come un riflesso generato dalla stimolazione dei nervi sensoriali localizzati nel clitoride, così come da impulsi generati in altre zone erogene, su tutte capezzoli e accesso vaginale. Tale riflesso viene condizionato da contrazioni ritmiche nell’utero, nella vagina e nello sfintere rettale.
Le afflitte da anorgasmia femminile non riescono a portare correttamente a termine questo processo. In passato, questa condizione era nota come frigidità. Il termine non è però mai stato riconosciuto come scientifico dalla ginecologia e si è velato di una sfumatura dispregiativa. Per tal motivo, non è più corretto utilizzarlo.
Manifestazioni della condizione
Un’ulteriore classificazione dell’anorgasmia femminile la suddivide in generalizzata e situazionale. La prima è sempre presente e impedisce sistematicamente il raggiungimento dell’orgasmo clitorideo e coitale. La seconda invece non preclude completamente il suo raggiungimento, ma lo limita. Potrebbe rendere impossibile l’accesso al picco del piacere con particolari stimolazioni, o in determinati frangenti, ma non ostacolarla in altre circostanze.
Le cause dell’anorgasmia femminile
Quella che genera l’impossibilità di raggiungere un orgasmo è una condizione complessa, derivata da vari fattori fisici, emotivi e psicologici. Non è semplice elencare le motivazioni da cui possa dipendere, in quanto esse possono variare considerevolmente di donna in donna. È però possibile riconoscere una pletora di cause spesso presenti e corresponsabili.
Cause fisiche
Tra le cause legate alla sfera fisica possiamo trovare le seguenti:
- malattie segnanti, come Sclerosi Multipla o Morbo di Parkinson;
- problemi ginecologici, quali isterectomia e interventi chirurgici;
- assunzione di farmaci che inibiscono l’orgasmo: ad esempio antipsiotici, antistaminici o antidepressivi, nonché prodotti per la pressione sanguigna o inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI);
- alcol e fumo, che possono limitare l’afflusso di sangue agli organi sessuali;
- invecchiamento. Con l’avanzare dell’età è fisiologico riscontrare un calo di estrogeni e, dunque, una mutazione nella sessualità femminile.
Cause psicologiche
Se le cause fisiche sono spesso riconducibili a malattie e patologie, diverso è il discorso per quelle psicologiche, ben più complesse e difficili da contrastare. Tra le più diffuse troviamo queste:
- gli attacchi di ansia. Questi sono spesso causa di anorgasmia femminile. Se ci si preoccupa di non essere all’altezza, o non riuscire a divertirsi e provare piacere nell’intimità, questo freno può costare l’orgasmo;
- la depressione può causare bassi livelli di libido;
- la difficoltà di accettare la propria immagine fisica e l’impossibilità di piacersi;
- stress, pressioni e, talvolta, credenze culturali o religiose giocano un ruolo importante nel rendere meno godibile il rapporto;
- non di rado ci si può sentire in colpa quando si prova piacere;
- importante è anche il rapporto con il partner: se non si è in connessione profonda con l’altra metà della relazione, o se si siano subite violenze private nel corso della storia, può insorgere anorgasmia.
Quello psicoterapeutico è solitamente il metodo più indicato per combattere la condizione. Di frequente, si propongono percorsi di terapia di coppia, per lavorare su entrambe le componenti della relazione e non colpevolizzare soltanto la donna, parte lesa. Il trattamento è spesso piuttosto lungo perché deve scavare nel vissuto emotivo e comprendere se dietro all’anorgasmia femminile non vi siano problemi più seri come, ad esempio, la depressione.
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