La sindrome del sopravvissuto è un insieme di reazioni emotive e comportamentali che possono manifestarsi in persone che hanno sopravvissuto a eventi traumatici, come guerre, attentati, disastri naturali, incidenti o malattie gravi. Queste persone possono provare sensi di colpa, vergogna, rabbia, paura, isolamento, depressione, ansia, insonnia, disturbi da stress post-traumatico e difficoltà a riprendere una vita normale. In questo articolo, analizzeremo gli impatti psicologici della sindrome del sopravvissuto e le possibili strategie di adattamento per affrontarla.
Cos’è la sindrome del sopravvissuto e perché si verifica?
La sindrome del sopravvissuto è un termine coniato negli anni ’60 per descrivere le reazioni psicologiche di alcuni sopravvissuti all’Olocausto, che si sentivano in colpa per essere vivi mentre i loro cari erano morti. Successivamente, il concetto è stato esteso ad altre situazioni in cui una persona si salva da una circostanza fatale, mentre altre persone perdono la vita o subiscono gravi conseguenze. La sindrome del sopravvissuto non è una diagnosi clinica, ma una risposta normale a una situazione anormale, che può variare da individuo a individuo in base a diversi fattori, come la personalità, il contesto, il tipo e la gravità del trauma, il sostegno sociale e le risorse personali.
La sindrome del sopravvissuto si verifica perché la persona che sopravvive si pone delle domande esistenziali, come: “Perché io? Perché sono vivo mentre gli altri sono morti? Cosa ho fatto di speciale o di sbagliato? Cosa avrei potuto fare di diverso?”. Queste domande generano sensi di colpa, che possono essere di due tipi:
- colpa per aver causato o non aver impedito il trauma (colpa per azione o omissione)
- colpa per aver beneficiato o non aver sofferto quanto gli altri (colpa per vantaggio o disparità).
La colpa può portare a vergognarsi di se stessi, a rifiutare la propria identità di sopravvissuto, a isolarsi dagli altri, a punirsi o a sabotare la propria felicità. Inoltre, la persona che sopravvive può provare rabbia verso se stessa, verso il destino, verso Dio o verso chi ha causato il trauma. La rabbia può essere espressa in modo aggressivo o represso, causando ulteriori problemi psicologici o fisici. Infine, la persona che sopravvive può provare paura di perdere nuovamente la vita o le persone care, di affrontare situazioni simili a quelle del trauma, di non essere all’altezza delle aspettative degli altri o di se stessa, di non meritare l’amore o il rispetto. La paura può generare ansia, insonnia, fobie o disturbi da stress post-traumatico.
Come affrontare la sindrome del sopravvissuto?
La sindrome del sopravvissuto non è una condizione permanente, ma un processo di elaborazione del trauma che può durare da pochi mesi a diversi anni. Il tempo necessario per superare la sindrome del sopravvissuto dipende da molti fattori, tra cui la volontà e la capacità di affrontare le proprie emozioni, di accettare la propria realtà, di dare un senso alla propria esperienza, di ricostruire la propria identità e di riprendere il controllo della propria vita.
Anche se questa condizione è difficile da affrontare, ci sono strategie positive che i sopravvissuti possono utilizzare per gestire i loro sentimenti e gradualmente guarire.
Innanzitutto, confidarsi con persone di fiducia può essere terapeutico. Parlare con familiari, amici o uno psicologo consente di elaborare più facilmente sentimenti complicati come il senso di colpa. Anche partecipare a gruppi di mutuo aiuto con altri sopravvissuti offre un prezioso spazio per condividere un’esperienza comune di trauma e perdita.
Prendersi cura di sé stessi è un altro passo importante. Seguire una dieta sana, dedicarsi all’esercizio fisico, alla meditazione e ad attività rilassanti promuove il benessere emotivo. Bisogna evitare eccessi di lavoro, alcol o droghe che peggiorerebbero la situazione.
Ristabilire pian piano le vecchie abitudini quotidiane può ridare un po’ di normalità e un senso di controllo sulla propria vita. Accettare il supporto pratico di amici e familiari, che magari aiutano con le faccende di casa, alleggerisce i carichi e facilita la guarigione interiore.
Progettare memoriali, effettuare donazioni in onore dei defunti o partecipare alle commemorazioni è un modo per elaborare il lutto e accettare la perdita. Guardare al futuro, fissando nuovi obiettivi e ricostruendo la propria vita, genera speranza. Dedicarsi ad attività significative come il volontariato può ridare uno scopo all’esistenza.
Nei casi più gravi, terapie psicologiche mirate e farmaci possono alleviare i sintomi debilitanti del disturbo post-traumatico da stress. Con determinazione e utilizzando le giuste strategie, la sindrome del sopravvissuto può essere superata.
Un nuovo inizio dopo la sindrome del sopravvissuto
Fissare nuovi obiettivi e progettare il futuro genera speranza. Si può trovare significato dedicandosi ad attività appaganti, come il volontariato in onore delle vittime. Pianificare un memoriale o una raccolta fondi può trasformare il dolore in qualcosa di costruttivo.
Anche se il trauma resterà sempre parte della propria storia, ci si può reinventare e ricominciare a vivere pienamente. La consapevolezza di essere sopravvissuti per un motivo può darci la forza di apprezzare ogni nuovo giorno, nonostante le avversità.
Con pazienza, coraggio e determinazione, la sindrome del sopravvissuto può essere superata. Il trauma potrà anche trasformarsi in una fonte di grande empatia e comprensione verso chi soffre.
Riscoprire la propria resilienza e trovare nuova speranza e gioia di vivere: questo è il privilegio, di chi è sopravvissuto.
Potrebbe anche interessarti: Sindrome da ritorno dalle vacanze: affrontare la transizione