Il test delle caramelle è uno dei più celebri esperimenti della storia. Si tratta di una sperimentazione a lungo termine lanciata dalla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences e cominciata ormai oltre 50 anni fa. L’idea di base era quella di capire come mai alcune persone fossero dotate di maggiore autocontrollo rispetto ad altre. Per creare una situazione concreta sulla quale poter portare avanti tutte le misurazioni specifiche del caso, si scelse di intavolare questo test, orientato a scoprire come la capacità di saper attendere influisca sulla nostra vita e sulle decisioni che prendiamo quotidianamente.
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La nascita del test delle caramelle
Nel corso degli anni ’60, le frontiere della psicologia erano ben diverse rispetto a quelle odierne. Ciononostante, la comunità dell’epoca intavolò un esperimento destinato a fare la storia, ancora riproposto anche al giorno d’oggi. I ricercatori attivi verso il termine di quel decennio, sottoposero centinaia di bambini americani a un semplice test di volontà. I piccoli avevano tutti 4 anni, un’età scelta con oculatezza perché caratterizza ancora un infante, ma si tratta di un individuo che sta cominciando a sviluppare una propria identità ben precisa. Quel che importava era poter contare su soggetti che sapessero già prendere decisioni con una discreta autonomia, ma fossero comunque ancora facile preda degli stimoli esterni.
L’esperimento appare di una semplicità disarmante. Di fronte a ogni bambino venne posta una caramella (in realtà, un marshmallow), da cui il nome del test. Ai soggetti venne lasciata tutta la libertà di mangiare subito il dolcetto, se così desideravano, ma gli venne anche detto che chiunque fosse stato in grado di attendere 15 minuti senza gustarlo, avrebbe ricevuto un secondo marshmallow, identico al primo, e avrebbe potuto ingurgitarli entrambi. Era nato così uno dei più rilevanti esperimenti psicologici della storia.
L’esito del test
L’esperimento dimostrò che molti bambini, più della metà, furono in grado di aspettare e guadagnarsi il diritto a ricevere una seconda caramella. Gli altri, più ingordi o semplicemente dotati di meno autocontrollo, scelsero di rinunciare al secondo dolcetto pur di potersi gustare subito il primo. Numerosi di loro non riuscirono a resistere alla tentazione, per così dire, neppure per un minuto. Registrato l’esito di questa fase, i ricercatori continuarono a monitorare i soggetti nel corso della loro vita scolastica. E anche oltre. Individuarono così correlazioni notevoli tra l’impulsività mostrata in questa fase e le decisioni prese in seguito, nel corso della vita.
Il test delle caramelle e l’impulsività
I monitoraggi portati avanti sulle esperienze di vita dei soggetti, negli anni successivi al test, hanno riportato esiti interessanti. Coloro i quali erano riusciti a resistere per l’intero quarto d’ora non si erano mai resi protagonisti di condotte irresponsabili, durante il loro intero ciclo scolastico. In aggiunta, erano stati meno dipendenti da droghe e sostanze stupefacenti rispetto ai loro compagni che avevano afferrato la caramella in meno di 60 secondi. Si erano inoltre tenuti lontani da condotte alimentari sbagliate, raggiungendo molto raramente l’obesità. Persino i risultati scolastici erano stati mediamente migliori, tanto che all’esame di ammissione al college avevano ottenuto punteggi elevati.
Circa 60 partecipanti all’esperimento originale (in seguito al quale ne sono stati avviati altri) sono monitorati ancora oggi. I soggetti hanno ormai abbondantemente superato la cinquantina, eppure possiamo ancora riscontrare in essi gli stessi tratti intravisti nelle prime fasi del test. Chi aveva mostrato un buon autocontrollo attendendo il secondo marshmallow si dimostra ancora pacato e riflessivo. Evidentemente, la tesi del capo ricercatore, B.J. Casey, e dei suoi collaboratori che lo hanno seguito nel corso degli anni non era del tutto scorretta. L’intero team della facoltà di psicologia dello sviluppo presso la Cornell University desiderava verificare se la differenza nella risposta allo stimolo fosse dovuta alle caratteristiche cerebrali.
Il test ha confermato l’esistenza di un legame tra risposta e carattere. Chi scelse istintivamente di mangiare subito la caramella è poi rimasto un impulsivo per tutta la vita. Le differenze con i soggetti più riflessivi sono apparse evidenti in presenza di stimoli emotivi forti (come quello di un dolce per un bambino) mentre si sono dimostrate ben meno significative quando il suggerimento era più neutrale. Gli impulsivi non sono completamente incapaci di controllarsi – alla stregua di chi soffra di patologie specifiche come, ad esempio, l’ADHD – semplicemente, non riescono a frenarsi di fronte a determinate tentazioni.
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Gestire stimoli e impulsi
Il test delle caramelle e questo approfondimento a esso dedicato non intendono certo emarginare gli impulsivi. L’impulsività non è dovuta a lacune nell’intelligenza e, in certi casi, può rappresentare un vantaggio, dal momento che attendere troppo può significare perdere delle opportunità. In alcune attività, come quella imprenditoriale, sapersi prendere dei rischi può pagare molto. Altre volte, però, si corre il rischio di mettere a rischio la propria sicurezza (fisica, emotiva o finanziaria) per pura incapacità di considerare tutti i possibili pericoli di una determinata situazione. L’impulsivo può apprendere l’autocontrollo anche in età adulta e imparare a gestire al meglio stimoli e impulsi. Deve però ammettere di avere questo problema, trovando voglia e forza di risolverlo.