Vaso di Pandora

Biofilia, il legame tra uomo e natura

Si può definire la biofilia come un legame innato tra uomo e natura. In un’epoca come questa, nella quale ecologia e ambientalismo sono temi di strettissima attualità, incentivare e coltivare tale rapporto rappresenta un vero e proprio investimento sul futuro. Un’attenzione profonda e tangibile nei confronti del verde, della Terra e della natura può guidare le nostre vite nella quotidianità di ogni giorno. Scelte, benessere, rapporti sociali… tutto è influenzato dalla biofilia. Rispettare la natura e tutelarla, come fosse un amico o un familiare, influenza positivamente la nostra salute, tanto quella fisica quanto quella mentale.

Leggi anche: “L’anima della natura: una danza di intrecci psicologici

Definizione di biofilia e suo significato profondo

Il primo a coniare il termine biofilia, e a renderlo noto in tutto il mondo, fu il biologo statunitense Edward Osborne Wilson. Nella sua accezione, essa indicava l’innata tendenza umana a connettersi e amare il mondo naturale e primevo, incontaminato dall’uomo. Non si tratta però soltanto di apprezzare l’estetica di un paesaggio verde, bensì di instaurare un legame profondo con esso. La biofilia risuona attraverso l’intera storia evolutiva umana. Tale connessione va ben oltre il piacere e l’appagamento visivo. SI tratta di un richiamo atavico che risuona in noi a causa delle nostre radici. Il legame si manifesta attraverso il desiderio di immergersi completamente nella natura, esplorando boschi e foreste oppure contemplando paesaggi mozzafiato. Si tratta di un rapporto involontario, eppure profondamente radicato nella nostra esistenza quotidiana.

A causa del nostro istinto di esseri umani, siamo portati ad amare la vita e tutto ciò che è vivo. Per quanto banale possa apparire questo concetto, quando negli anni ’80 Wilson elaborò la sua teoria sulla biofilia la ventata fu rivoluzionaria. Nonostante fosse un periodo di risveglio – nel quale si cominciavano a portare alla luce tematiche come l’ecologia e il rispetto ambientale, in un mondo ove l’intero Occidente potenziava il proprio comparto produttivo e industriale, senza curarsi degli impatti sulla nostra casa comune – la natura continuava a essere vista prettamente come una cornice della vita, poco rilevante e tutto sommato trascurabile. Quando lo psicanalista tedesco Erich Fromm, con vent’anni di anticipo su Wilson, inserì il concetto di biofilia nelle sue teorizzazioni sull’amore, nessuno gli prestò orecchio.

Il biologo americano, evidentemente più al passo con il suo tempo, introdusse l’idea che l’essere umano non è semplicemente un animale più intelligente che ama la natura. Esso stesso è natura. Questa affermazione ebbe grande successo e le tesi di Wilson sulla biofilia colsero nel segno.

Biofilia, l'uomo e la natura
L’uomo non si limita ad amare la natura, l’essere umano è natura.

Tutti i numeri della biofilia

Non dobbiamo stupirci della popolarità riscontrata dalle teorie di Wilson. L’impatto della biofilia è sorprendentemente pervasivo sulle nostre vite. Le proiezioni demografiche per i prossimi decenni ci dicono che, entro il 2050, il 68% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane, all’interno di città che saranno sempre più delle megalopoli: trafficate, inquinate e gentrificate. Parallelamente, alcuni focus group hanno dimostrato come il 63% della popolazione si senta più felice e in equilibrio immerso nel verde, a contatto con la natura. Dal raffronto tra questi due dati appare evidente la necessità di creare ambienti urbani che promuovano la presenza di elementi naturali.

L’esposizione regolare alla natura riduce lo stress, migliora la concentrazione e favorisce un senso generale di benessere. La biofilia non è dunque attrazione o fescinazione, bensì un vero e proprio bisogno per l’uomo, che potremmo definire imprescindibile. Per dirla con Wilson:

“La biofilia è quella tendenza innata a concentrare la nostra attenzione sulle forme di vita e tutto ciò che ce le ricorda. In alcune circostanze, finiamo per affiliarci a esse in maniera emotiva.”

Un’esigenza ben radicata

Psicologicamente parlando, le cause psicologiche della biofilia risiedono nelle profondità della nostra storia evolutiva. Durante millenni di evoluzione, l’uomo ha prosperato in ambienti naturali. Ha così sviluppato una connessione profonda con la natura, la quale va molto oltre il puro bisogno di sopravvivenza. La storia del progresso umano si è sviluppata all’interno di paesaggi naturali e questo ha comportato l’insorgere di un innato legame tra l’uomo e il verde. Alcuni psicologi suggeriscono che una simile connessione derivi dal bisogno di ritrovare la nostra essenza e i nostri equilibri in un mondo contemporaneo che si discosta troppo dalla nostra natura primordiale. L’esigenza di trascorrere tempo nel verde, dunque, non sarebbe nulla di fittizio, o dovuto alle giovani generazioni, bensì di un’esigenza radicata da tempo nel cuore dell’uomo.

La biofilia si manifesta in più modi, influenzando la nostra vita quotidiana in maniera profonda. Non è affatto raro che questo legame agisca a livello subconscio, influenzando le nostre scelte senza neppure rendercene consapevoli. La biofilia sa abbracciare l’intera esperienza sensoriale dell’essere umano. Pensiamo a quanto ci attraggono i suoni naturali: dal fruscio delle foglie fino alle onde del mare e al canto degli uccellini. E che dire delle nuove discipline che nascono per farci godere ancora più appieno delle meraviglie della natura, come ad esempio la biopoesia?

Leggi anche: “Strappare lungo i bordi, il significato sociale

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