Nuove droghe
Negli USA dilaga la dipendenza dai farmaci “Pain killer”: anziché l’estasi promettono la calma chimica, spesso mortale. Ora sono anche in Europa.
Commento del Dott. Piero Gianotti
Il commento che segue si riferisce all’articolo “Antidolorifici da sballo” [d.repubblica.it – 20 gen 2013]
La dipendenza da Painkillers, “ammazza dolore”, antidolorifici oppiacei, di moda tra le celebrità e nei personaggi televisivi, sembra finora essere stata sottovalutata, fagocitata dal gap tra generazione e comprensione del nuovo mercato. La facile reperibilità dei farmaci, il basso costo, la semplicità del metodo di utilizzo, la tolleranza crociata che permette ai consumatori di sostituirli facilmente con altri principi attivi simili, oltre alla prescrizione conseguente ad interventi chirurgici, parti, incidenti, o malattie, ha portato alla diffusione di una nuova dipendenza (o tossicodipendenza) che sta sostituendo quella alle “antiche” droghe illecite, stigmatizzanti, non più di moda.
Da tempo la società dei consumi ha imparato a modulare la naturale tendenza alla dipendenza e ai comportamenti additivi delle persone a fini commerciali. Soprattutto oggi, in situazione di grave crisi economica, la diminuzione di capacità di spesa favorisce la produzione di prodotti commerciali in grado di diventare indispensabili; gli investimenti economici, culturali ed organizzativi verso dipendenza da comportamenti illeciti e la guerra alla droga coinvolgono la diffusione di alcool, tabacco e farmaci, rafforzando l’idea che tali sostanze siano parte sostanziale e ordinaria della società. La stigmatizzazione di alcune dipendenze, ma non di altre, permette la diffusione di prodotti che altrimenti sarebbero maggiormente controllati.
Il contesto socioculturale odierno e le nuove tecnologie hanno favorito la nascita di questa “nuova dipendenza”, o new addiction, insieme al altre già note, (dal gioco d’azzardo, ad internet, allo shopping, al lavoro, al sesso, al cibo, alle relazioni affettive…) trovandoci impreparati, “in ritardo”, complici gli interessi delle case farmaceutiche, lo stile di vita frenetico che impone di evitare il dolore, la carta di credito con cui acquistare online prodotti oltreoceano e la rapidità dell’assuefazione; e forse anche il fatto che curare il dolore “paga” meglio del curare la dipendenza. I nostri servizi sono nati e cresciuti con una forte concentrazione sull’oggetto da cui si dipende, tanto è vero che hanno passato i loro primi anni ad occuparsi di dipendenza da eroina, impegnandosi solo successivamente e in modo disomogeneo nella cura di alcolisti, tabagisti, giocatori d’azzardo.
La prescrizione “smodata” soprattutto negli USA di farmaci contro il dolore ci impone a riflettere su quanto sia cambiato nel tempo il senso che diamo alla sofferenza. Non è importante “imparare” dal dolore e dargli un senso nel processo di guarigione, ora l’esperienza soggettiva del dolore è prioritaria in ogni trattamento medico, le gestione del dolore diviene essenziale nella pratica terapeutica ed assistenziale. Il concetto stesso di dolore ha subito notevoli variazioni negli ultimi anni fino ad arrivare alla recente campagna di etichettare il dolore come disturbo mentale e alla proposta di inserire nel DSM V il “Disturbo da complicazioni del lutto”, noto anche come dolore traumatico o prolungato. Il dolore considerato una fase del lutto “normale”, dotata, inoltre, di una sua specifica utilità, verrebbe così medicalizzato e la tendenza sarebbe quella di affidare ad una pillola ciò che oggi viene utilmente “elaborato” all’interno della persona.
Una pillola che maschera il dolore per la quale viene assunta ma non cura nulla , agisce sul sistema nervoso in modo simile all’eroina e provoca una dipendenza tra le più difficili da eliminare.
Aggiungiamo il fatto che la prescrizione di antidolorifici che evitino la sofferenza del paziente diventa parte del rating che il medico può avere su Yelp… ed influenzare negativamente la sua posizione professionale.
Anche la criminalità organizzata si è inserita perfettamente nel traffico e lo spaccio degli antidolorifici utilizzando gli oppioidi come una “sostanza gateway”: chi ha iniziato con l’ossicodone ha 5 volte più probabilità di passare ad altre dipendenze rispetto a chi debutta con la cannabis…