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Disturbo oppositivo provocatorio, tutto quello che c’è da sapere

Il DOP, disturbo oppositivo provocatorio, è un disturbo neuropsichiatrico. Esso si caratterizza perché mina la socialità di chi ne soffre, complicandone il controllo delle emozioni e, di conseguenza, alterandone il comportamento in pubblico. I sintomi principali sono rabbia, irritabilità continua e comportamenti immotivatamente vendicativi oppure oppositivi (da cui il nome). Perché si possa parlare di DOP la situazione deve perdurare per un periodo di tempo di almeno sei mesi.

Il disturbo oppositivo provocatorio compare solitamente al di sotto dei cinque anni, ma può continuare ad accompagnare il bimbo, o la bimba, durante l’intera crescita, talvolta aggravandosi, fino a tutta l’adolescenza. Quando ciò avviene il DOP viene riconosciuto e diagnosticato come un disturbo del comportamento e della condotta.

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Definizione e caratteristiche del disturbo oppositivo provocatorio

Come si è accennato, il disturbo oppositivo provocatorio è una condizione psicologica che può diventare seria, principalmente diffusa tra i bambini e gli adolescenti. Esso si manifesta attraverso un comportamento irragionevolmente ostile, provocatorio e spesso sfidante verso figure di autorità. Si scatena dunque nei confronti di genitori, insegnanti o altri adulti. I bambini con DOP possono essere esplicitamente disobbedienti, polemici e inclini a sfidare apertamente regole o richieste degli adulti. Tuttavia, è importante sottolineare che questo comportamento non è semplicemente una manifestazione di ribellione tipica dell’età, ma rappresenta un disturbo reale che richiede attenzione e intervento. Non confondiamolo con il capriccio occasionale, che è assolutamente normale nei bambini.

Per intervenire in maniera tempestiva e appropriata, riconoscere il disturbo oppositivo provocatorio è fondamentale. I sintomi più tipici includono frequenti perdite di temperamento, opposizione persistente e immotivata o dispetti deliberati e alla luce del sole. Un campanello d’allarme può essere un carattere eccessivamente rancoroso, al punto da diventare vendicativo. Facciamo poi attenzione se assistiamo a situazioni nelle quali i giovani provino piacere a irritare, di proposito, altre persone. Se non gestito correttamente, il DOP può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana del bambino e la sua interazione con il mondo circostante.

L’età chiave per diagnosticare il DOP è quella compresa tra 5 e 6 anni. Se lasciato incontrollato, esso si trasforma in disturbo della condotta tra i 9 e i 10. Non è raro che la certezza di avere a che fare con un bambino, o una bambina, affetti da disturbo oppositivo provocatorio si abbia soltanto in età preadolescenziale.

Le possibili cause

Gli psicologi sono ancora alla ricerca di tutte le possibili cause del disturbo oppositivo provocatorio. Per quanto è stato compreso fino a oggi, si ritiene che il DOP sia il risultato di una combinazione di fattori biologici, psicologici e ambientali. Esistono infatti evidenze che suggeriscono una predisposizione genetica a questo disturbo, con una maggiore probabilità di sviluppare il DOP laddove vi siano antecedenti familiari di comportamento sfidante. I discendenti di chi è stato toccato dal disturbo presentano un fattore di rischio maggiore.

In aggiunta a ciò, chi viva in un ambiente familiare stressante, sia immerso in dinamiche parentali disfunzionali o abbia trascorso esperienze traumatiche, può sviluppare più facilmente il disturbo oppositivo provocatorio. Attenzione a non pensare che il DOP sia il risultato di una cattiva educazione, o di una mancanza di disciplina da parte dei genitori. SI tratta di una condizione complessa che richiede un approccio olistico per essere compresa e gestita adeguatamente.

Il disturbo oppositivo provocatorio si sviluppa principalmente nell’infanzia e durante l’adolescenza e si contraddistingue per l’atteggiamento di sfida tenuto nei confronti dell’autorità degli adulti.

Gestire il disturbo oppositivo provocatorio

Per gestire al meglio il disturbo oppositivo provocatorio è necessario un approccio multifattoriale e multipersonale. Vanno coinvolti genitori, insegnanti e professionisti della salute mentale. La terapia comportamentale cognitiva (anche definita CBT) è spesso raccomandata. Il suo particolare approccio si è infatti dimostrato più volte efficace nell’affrontare i sintomi del disturbo. Questa forma di terapia si concentra sul riconoscimento e la modifica dei modelli di pensiero e comportamento negativi. Il risultato che si desidera ottenere è piuttosto ambizioso, e occorre uno psicologo esperto per poter guidare il paziente con disturbo fino al suo traguardo.

Le circostanze e persone che fanno da cornice giocano una parte ben precisa. Il personale medico ed educativo deve mantenere una comunicazione aperta e rispettosa, per interfacciarsi al meglio con il paziente. Al fine di contribuire alla riduzione del comportamento sfidante e provocatorio, nonché a quello di promuovere comportamenti positivi, è indispensabile fornire un ambiente sicuro e ben strutturato. A ciò devono contribuire tutti i coinvolti, e continuare a farlo per l’intera durata dell’iter terapeutico.

Interventi e possibili rimedi

La terapia comportamentale cognitiva da sola non basta a sanare la situazione. È essenziale un intervento precoce, al fine di contrastare bene il disturbo oppositivo provocatorio. Si valuti, di situazione in situazione, se coinvolgere un professionista della salute mentale, naturalmente specializzato in disturbi del comportamento infantile. Un simile esperto può fornire supporto e consulenza preziosi, in ogni fase del contrasto al DOP. In alcuni casi è necessario pianificare una terapia mirata per i caregiver, grazie alla quale nonni, genitori e chi altro segua il bimbo possano migliorare le loro abilità di gestione e cura parentale, nonché le dinamiche più critiche all’interno dell’ambiente familiare.

Adottare strategie di gestione dello stress e tecniche di rilassamento per il bambino o la bambina è utile per limitare l’insorgenza dei sintomi descritti. Attività come yoga, meditazione o anche il semplice esercizio fisico promuovono il benessere emotivo, riducendo l’impatto dei sintomi del DOP.

Affrontare questo disturbo richiede impegno, pazienza e supporto. Un giusto approccio e un’elevata soglia dell’attenzione forniscono ai bambini tutte le risorse necessarie perché superino questa delicata fase in modo sano e positivo.

Leggi anche: “Counseling nella psicologia: che cosa attendersi

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