La terapia metacognitiva (MCT) è una forma di psicoterapia nata grazie ad Adrian Wells e Gerald Matthews negli anni ’90. Trattasi di un approccio terapeutico secondo il quale la metacognizione è alla base del funzionamento delle modalità di pensiero e di come si elaborano le esperienze coscienti che si hanno di sé stessi e del mondo. La MCT è stata applicata inizialmente solo per il trattamento del disturbo d’ansia generalizzato (DAG) e solo in seguito il suo approccio è stato esteso per la cura di altri disturbi.
La terapia metacognitiva tratta le modalità tramite le quali si pensa e presume che il problema siano gli stili di pensiero inflessibili e ricorrenti in risposta a qualsiasi pensiero, sentimento o credenza negativa. Quindi, il suo scopo è trattare i disturbi psicologici rimodellando le credenze metacognitive dei pazienti e consentendo loro un’elaborazione più adattiva dei pensieri e delle emozioni, cercando di rimuovere gli stili di elaborazione inutili e delle metacognizioni disadattive.
La metacognizione
Per metacognizione si intendono i pensieri di ordine superiore che implicano il controllo attivo sui processi cognitivi impegnati nell’apprendimento. Corrisponde all’elaborazione, al monitoraggio e al controllo dei propri pensieri e di quelli altrui. Quindi, le metacognizioni non sono altro che dei pensieri o delle riflessioni circa propri processi cognitivi.
Le componenti della metacognizione sono:
- Credenze metacognitive: l’abilità di comprendere i propri processi cognitivi, regolandoli e controllandoli.
- Regolazione metacognitiva: la capacità di monitorare e agire un controllo attivo sui processi cognitivi, basati sulla conoscenza metacognitiva, con lo scopo di scegliere come agire o correggere le proprie strategie d’azione.
- Esperienze metacognitive: ogni esperienza cognitiva o affettiva cosciente che accompagna lo svolgimento di compiti che richiedono il pensare, influenzando giudizi e decisioni.
Sindrome Cognitivo-Attentiva (CAS)
Secondo la teoria metacognitiva i pensieri e le emozioni negative sono esperienze transitorie, ma qualora dovessero persistere, diventerebbero dei veri e propri problemi psicologici per l’individuo, che attiverebbe uno specifico modello o stile di pensiero considerato dannoso per l’autoregolamentazione e l’eliminazione di queste esperienze angoscianti.
Questo modello si definisce Sindrome Cognitiva dell’Attenzione (CAS) e consiste in preoccupazioni, ruminazione, monitoraggio delle minacce e strategie di coping disfunzionali che interferiscono con l’autoregolazione. Il disordine psicologico può essere la conseguenza di una “perseveranza mentale”, cioè del ritorno ridondante del pensiero circa una particolare questione. Tale modalità di funzionamento cognitivo viene utilizzata come tentativo di gestire pensieri e sentimenti angoscianti.
Il CAS deriva da credenze metacognitive sia positive sia negative di una persona, cioè dalle credenze sulla cognizione. Le metacognizioni positive sono credenze sulla necessità di impegnarsi in attività CAS, come ad esempio “L’ansia mi aiuta a rimanere preparato”; invece, le metacognizioni negative, sono credenze sull’incontrollabilità e la pericolosità di pensieri e sentimenti, per esempio “Non ho alcun controllo sulla mia ansia” e “Quando provo questa sensazione significa che sto perdendo la testa”.
In realtà, le metacredenze, positive e negative, dovrebbero essere uno strumento utile per far fronte a situazioni che provocano stress, ansia o una deflessione del tono dell’umore. Ma la loro ricorsività diventa pericolosa: i pensieri metacognitivi messi in atto per regolare una determinata attivazione emotiva, diventano abituali e accrescono il disagio psicologico. Ad esempio, ci sono pazienti con disturbi d’ansia che sono sempre impauriti e stressati quando pensano al futuro, al contrario chi soffre di un disturbo depressivo pensa e rimugina sempre sul passato. Tutti questi pensieri ridondanti non fanno altro che aumentare la cronicità dei disturbi già presenti, per questo la terapia metacognitiva cerca di individuare gli schemi cognitivi disfunzionali e di sopprimerli, sostituendoli con pensieri più adattivi, grazie all’attiva partecipazione dei pazienti. Questo nuovo approccio agisce direttamente sul CAS, rompendo il circolo vizioso del disagio psicologico e agendo sulla ricorsività dei pensieri negativi intrusivi che si attivano in risposta a situazioni dolorose o stressanti.
Strategie metacognitive
Diverse sono le strategie utilizzate nella MCT:
- L’Allenamento dell’attenzione (Training attentivo ATT): è si tratta di un compito uditivo dove viene richiesto al paziente un impegno di attenzione selettiva, attenzione divisa e commutazione dell’attenzione.
- La Consapevolezza Distaccata (Detached Mindfulness DM): al paziente viene spiegato come diventare consapevole dei pensieri trigger interni e come distaccarsi, disimpegnando qualsiasi altro coping o elaborazione perseverante in reazione ad essi.
- La Rifocalizzazione Situazionale dell’Attenzione (SAR): punta a mettere in discussione le metacredenze, ad aumentare le informazioni contrarie a queste e a fermare i pattern di pensiero disadattivi che danno la sensazione di pericolo, aprendosi a nuove informazioni.
- Il Dialogo Socratico: stimola la riflessione critica del paziente in modo da giungere ad una maggiore consapevolezza del proprio funzionamento.
Disturbi trattati con la MCT
La Terapia Metacognitiva viene utilizzata per trattare diversi disturbi:
- Disturbo d’Ansia Generalizzato: modificando le strategie di controllo del pensiero, le convinzioni negative sulla pericolosità, l’incontrollabilità della preoccupazione e le convinzioni positive che supportano l’eccessivo affidamento alla preoccupazione come strategia di coping.
- Disturbo Depressivo Maggiore: focalizzandosi sulla comprensione della ruminazione e eliminando tutti i processi cognitivi superflui o nocivi.
- Disturbo Ossessivo-Compulsivo: agendo sulle credenze metacognitive legate alle conseguenze di pensieri e sentimenti intrusivi e alle credenze sulla necessità di eseguire rituali e le conseguenze negative di non farlo.
- Disturbo da Stress Post-Traumatico: aiutando ad eliminare i pensieri intrusivi, proponendo nuovi processi cognitivi di pensiero che riducono la preoccupazione e la ruminazione e rimuovono il monitoraggio delle minacce e il coping disadattivo. Punta a modificare le credenze metacognitive sulla ruminazione, la preoccupazione, l’attenzione e i sintomi.