L’11 gennaio alle 10.00 è stato presentato il docufilm diretto da Ugo Roffi e Ludovica Schiaroli che racconta attraverso le testimonianze di Luca Borzani, Antonio Caminito, Leila Maiocco, Igor Magni, Andrea Ranieri e Uliano Lucas, la Genova degli anni 80-90 e l’impegno politico sindacale di un sindacalista ” scomodo” come Franco Sartori che, in sostegno del Comitato Salute e Ambiente creato dalle donne di Cornigliano vedeva nel ponente genovese un laboratorio per affrontare le contraddizioni create, anche a livello politico e sindacale, dalla crisi delle grandi industrie e del porto e dall’inquinamento che aveva prima assassinato le bellezze della Cornigliano preindustriale e poi fatto ammalare o contaminato con i suoi fumi la popolazione, senza poi restituire neppure un vantaggio di posti di lavoro sicuri.
“La città possibile immaginata da Sartori ( si dice nella presentazione dell’evento), è quella che non consuma il territorio, ma mette al centro lo sviluppo sostenibile, investe sui nuovi lavori, sui nuovi saperi, vede le contraddizioni non come ostacoli ma come risorse”. Si potrebbe facilmente commentare che questi problemi sono gli stessi che lavoratori e popolazione si trovano ad affrontare ancora oggi ( vedi le acciaierie ex Ilva a Taranto) , determinati da quegli stessi padroni responsabili dello scempio di Cornigliano , anche se , quel movimento partito dalle donne ha trovato una parziale risposta nell’accordo che portò all’eliminazione delle aree a caldo, pur con una perdita di posti di lavoro.
La sala dello storico Sivori era affollata da un’umanità di ex operai, ex politici, ex amministratori, ex sindacalisti, ma anche da persone legate a quel territorio , rappresentative di quella egemonia che la sinistra aveva e non ha più . Elemento comune in sala, la prevalenza degli anziani, a tirare su l’età media dei partecipanti. Motivo di rammarico , la valenza di un giorno di memoria condivisa nell’impossibilità di essere trasferita ai giovani assenti, più come nuova sfida da intraprendere che come lezione di vita.
Personalmente ho conosciuto Sartori e ho vissuto quegli anni , lavorando tra Sestri e Cornigliano non come operaio, ma come medico in un servizio di salute mentale. Quale è dunque il nesso? Il nesso sta nei locali del Centro Civico di via Narisano a Cornigliano, Villa Spinola, vecchia villa delle villeggiature corniglianesi di un tempo , abbandonata e ristrutturata con il salario sociale degli operai dell’Italsider, trasformata nel Centro Civico, luogo polivalente di mostre, luogo di incontro di associazioni, ma anche sede di attività del servizio di salute mentale, del consultorio materno infantile, del Sert, del centro educativo la Torretta, per un certo periodo persino della Pretura e, in seguito di un centro sociale per anziani. In questo contesto, collaborare e coinvolgersi nel territorio, con le scuole vicine, con il Consiglio di Circoscrizione non era una teoria auspicata ma una pratica giornaliera. Che fossero attività istituzionali di cura, sociali, educative, spettacoli teatrali o seminari di psicoterapia o convegni internazionali , o semplici riunioni del comitato Salute e ambiente delle donne di Cornigliano, (quelle che erano scese in piazza per la salute dei loro figli), era facile incontrarsi e la distanza dalla popolazione era minima.
Tutto questo oggi non c’è più , le circoscrizioni del ponente hanno cambiato orientamento politico, gli operatori sanitari e sociali attivi in quella stagione sono ormai in pensione; ci sono i vecchi, gli anziani operai e i delusi, i giovani senza lavoro, le lunghe attese per avere un appuntamento alla ASL .
Tutto questo avrà forse a che vedere con la perdita dell’egemonia della sinistra su quel territorio?
Mi fai venire in mente una canzone,a mio avviso profetica,di Guccini: il Vecchio ed il Bambino.
Non penso,come direbbe Gaber,che si tratti di sinistra o destra,ma di valori umani spesso traditi da entrambe.
Ben venga il ricordo nostalgico purché accompagnato da proposte che tengano conto della realtà attuale e che possano essere facilmente interpretate dai giovani che sicuramente hanno intelligenza e sensibilità per guardare avanti
Ho letto la tua interessante testimonianza. Il pensiero egemone purtroppo è quello neoliberista, da cui segue la atomizzazione del tessuto sociale, anche per la Stalingrado genovese. Io sono Ugo Roffi e assieme alla mia compagna abbiamo curato la regia del documentario. E’ stata una bella avventura che ci ha arricchiti. L’idea è quella di portarlo anche nelle scuole come abbiamo già fatto per il nostro predente lavoro “Giotto – il Novecento proletario di Giordano Bruschi”. Speriamo di farcela e grazie per essere venuto alla proiezione. A breve lo metteremo sulla piattaforma distribuzioni dal basso.
Un abbraccio.
Ugo Roffi