Dopo il ko sulla proposta di legge ad inizio ottobre, in Puglia, prima regione in Italia, la giunta ha approvato la delibera per regolamentare la procedura del fine vita. L’organo territoriale predisposto a valutare le richieste di suicidio medicalmente assistito dei malati sarà il comitato etico nel Policlinico di Bari.
“Le aziende sanitarie – spiega la Regione Puglia – sono tenute anche a dare ampia diffusione alla deliberazione regionale, nonché a fornire tutti i chiarimenti necessari a pazienti, familiari, associazioni e chiunque abbia interesse. Il Comitato etico individuato appositamente per il “fine vita”, dovrà esprimersi nel più breve tempo possibile al fine di evitare le sofferenze fisiche e psicologiche dei pazienti“.
Le scelte di fine vita sono decisioni importanti e personali e, in quanto tali, devono essere realizzate dalla persona, in autonomia con la massima libertà.
In Italia, la Costituzione riconosce che nessuno può essere obbligato ad alcun trattamentosanitario contro la propria volontàe prevede altresìche la libertà personale è inviolabile.
Afferma la nota della Conferenza episcopale pugliese guidata dal presidente Donato Negro (arcivescovo di Otranto) e dal vicepresidente Michele Seccia (metropolita di Lecce) “ogni tentativo di normare il fine vita senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio non è confacente con il rispetto della persona. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano”.
La delibera richiama il dovere del servizio sanitario pubblico, gestito dalle regioni, di prestare l’assistenza e l’aiuto necessari per una morte dolce e serena ai malati terminali o cronici, affetti da patologie irreversibili, tenuti in vita con trattamenti di sostegno vitale, e che si trovano in condizione di sofferenze fisiche e psicologiche intollerabili. Una eutanasia consentita per legge, fatto salvo il diritto di obiezione di coscienza dei medici e a condizione che chi è in fin di vita sia consapevole e abbia espresso autonomamente e liberamente la propria volontà. Unico neo al momento è che la delibera non dà garanzie di rispetto di tempi idonei per il malato.