A PROPOSITO DI EMOZIONI…..
di Maurizio Lo Faro
Skipper è una casa. Una casa adagiata alla sommità di una breve strada che costeggia una collina piovosa.
Lassù è seduta sul pianale e, all’interno si cercano spesso senza trovarsi esistenze disperse ma qui congiunte e a volte ritrovate: persone, ospiti, operatori che condividono un percorso.
Il gruppo può rinnovarsi negli anni, ma come un organismo vivente conserva la propria identità restando simile a se stesso.
Il vivere giornaliero comprende alcune attività: cose da osservare, da sognare, da fare, da portare avanti, da lasciare tali e quali o da trasformare.
Il combustibile di tali attività non è altro che l’insieme dell’emozioni; esse sono il fissante di ogni atto quotidiano, il catalizzatore, la forma che modella il contenuto e ne viene a propria volta modellato.
Skipper è una pelle, per questo permette alle sue cellule di essere protette e di rinnovarsi, di porsi come atto di passaggio tra la strada che diventa improvvisamente e drammaticamente realtà -mondo immane e travagliato- e l’interno dove il pavimento e i muri si stringono e si dilatano a dismisura nel tentativo di trovare una dimensione ottimale.
Difficile fare delle cose se la paura e l’angoscia tendono ad occupare il posto di qualsiasi altra sensazione ed affetto: non c’è più spazio per null’altro, come una giostra girano vorticosamente attorno all’individuo lasciando lontane tutte le sensazioni, le emozioni e i sentimenti potenzialmente vivibili.
Un gigante enorme, con spalle larghe e gambe divaricate sembra fare da schermo ad ogni cosa ; tronfio ed arrogante pare l’unico padrone in quel momento: solo un soffio di polvere sembra passargli attraverso, quel grumo di cose diverse, di vissuti che vale la pena di vivere, che in alcuni momenti si deposita sulle persone dando loro la motivazione per conservare ciò che ancora rimane, al limite per provare a cambiare piccoli passi su note non stonate.
Solo un refolo di polvere…e quando la sera si spegne la luce sembra di udirle quelle parti che impregnano l’aria: l’ascolto che è rimasto sospeso lo si sente quasi bisbigliare come in un sogno, la rabbia che non si è potuta esprimere o sperimentare sembra una risacca di mare che sciaborda, la contentezza, l’invidia ,il bisogno, la soddisfazione, la cura rimangono lì a decantare fino alle prime luci dell’alba.
I muri sentono questo leggero movimento, ne sono intrisi e gli operatori della notte attraversano la mancanza di voci reali -nei rari momenti in cui mancano davvero!- e si immergono nella presenza di voci simboliche in un processo di arricchimento: la notte se si è svegli e non ci sono bisogni da soddisfare il pensiero può cercare e trovare ampio spazio onirico.
Al mattino chi entra nella casa prova a re-indossare il manto di emozione, sogno e pensiero fluttuante nelle ore notturne e -caso strano- ci riesce sempre. Così una nuova giornata può iniziare a vivere.