Tra i più importanti e diffusi disturbi psichiatrici troviamo quelli dell’umore. Tra questi, la depressione è il più noto e comune. Si tratta di un rilevante problema di salute, ad alta prevalenza, il quale comporta ricadute, anche gravi, sul benessere individuale. Esistono diverse forme di questa condizione. Nel focus che segue, ci occuperemo della cosiddetta depressione mascherata. Alcuni autori hanno ipotizzato l’esistenza di un continuum depressivo, una sorta di china verso il basso, una spirale nella quale chi è depresso precipita inarrestabile, scivolando sempre più giù. Non di rado, infatti, la presenza di sintomi depressivi si pone in continuità crescente. Da forme subcliniche si giunge a forme cliniche, conclamate e di gravità via via più rilevante.
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Una depressione velata e atipica
Nell’immaginario comune, una persona depressa è quella che non riesce a svolgere con costanza e regolarità le sue attività quotidiane. La si riconosce a occhio nudo: è sempre triste, scoraggiata, non riesce a sorridere. Non suscita alcuna simpatia e non è facile da approcciare, in quanto è tipicamente disperata e apatica. Questi sono i sintomi più regolari e macroscopici della depressione. Non indicano però certo l’unica tipologia di depressione esistente. Ne esistono infatti anche altre forme. Tra queste, evidenziamo la depressione mascherata.
Con questo termine colorito indichiamo una forma depressiva che si manifesta, quasi esclusivamente, sul piano somatico. Nella pratica, si sviluppano sintomi fisici che compromettono il funzionamento individuale. È una tipologia di depressione atipica, velata, tanto che le emozioni e il vissuto non sembrano essere orientati in senso pessimistico o, comunque, depressivo. Per tal motivo la si definisce con quell’aggettivo. Si tratta di una forma meno stringente, la quale non segue il tipico iter di questa malattia. Attenzione però a non sottovalutarla.
Come si manifesta la depressione mascherata
La tipica sintomatologia della depressione mascherata si compone dei seguenti segnalatori:
- crampi;
- palpitazioni;
- vertigini;
- cefalea;
- sudorazione incontrollata;
- sintomi gastroenterici;
- pesantezza degli arti e della schiena;
- dolori muscolari e articolari;
- affaticabilità e perdita di energia;
- insonnia;
- stanchezza persistente;
- problematiche sessuali e/o problemi ai genitali.
Talvolta, a seconda dei differenti casi individuali, potrebbero manifestarsi anche altri sintomi. Quelli fin qui elencati, ad ogni modo, sono i più diffusi. La divisione tra dolore fisico e psichico è spesso concettuale. Per tale ragione, confonde non di rado specialisti e pazienti. Il dolore non è sempre correlabile a una malattia fisica; resta però reale e, naturalmente, si manifesta come un’esperienza sgradevole sul piano emotivo. L’unico valido metodo per affrontarlo è quello di trovare la modalità di cura più efficace. Talvolta, può bastare conoscere, considerare e trattare tutte le malattie psichiatriche che hanno la subdola capacità di celarsi sotto forma di dolore, ingannando paziente e curante. Non è raro che i sintomi della depressione mascherata vengano confusi, portando a diagnosi non del tutto corrette.
Diversamente da quanto accada se si ha a che fare con altre manifestazioni di questa condizione, chi sia affetto da depressione mascherata interpella solitamente il proprio medico generale. Questi ha un ruolo fondamentale. Deve infatti escludere, in breve tempo, la natura fisica del malessere. Una volta fatto ciò, gli strumenti terapeutici disponibili sono di tipo farmacologico e psicoterapeutico. Questi vanno implementati a seconda delle specificità del caso. In generale, l’integrazione di interventi di ambedue le tipologie consente di ottenere buoni risultati.
Diagnosticare la depressione mascherata
Come si sarà già inteso, diagnosticare la depressione mascherata non è così semplice. È infatti indispensabile escludere una serie di quadri clinici solo apparentemente affini a essa. I disturbi somatoformi, per esempio, sono condizioni i cui sintomi fisici non appartengono ad alcuna patologia medica o, come spesso avviene, la cui intensità sintomatologica è sproporzionata, in quanto considerevolmente più seria rispetto al disturbo presente. Pensiamo all’ipocondria. Si tratta di una situazione nella quale il paziente è convinto di soffrire per una malattia fisica, a dispetto delle rassicurazioni che il medico gli ha fornito o nonostante i risultati di esami appositi. Anche il disturbo di conversione, che un tempo chiamavamo isteria, si manifesta con sintomi neurologici quali difficoltà motorie, instabilità oppure vere e proprie paresi e/o paralisi, senza che però nessuna struttura neuromuscolare sia effettivamente danneggiata.
La principale difficoltà con le malattie che si mascherano è proprio questa: svelare il loro inganno e scoprirle del velo che le nasconde. Simulare dolore per assumere il ruolo di malato, o accentuare la sofferenza, può rientrare nella categoria nosografica dei disturbi fittizi. La persona affetta da questa particolare condizione ha una personalità patologica e desidera continuamente nuove cure mediche. La simulazione di una malattia o di un sintomo, senza che l’individuo ne soffra veramente, può anche essere motivata dall’intento di assentarsi dal lavoro, sottrarsi a procedimenti giudiziari oppure ottenere farmaci di cui non si abbia effettivamente bisogno.
Nella sindrome da dolore cronico, la sintomatologia dolorosa viene continuamente esibita. Essa si pone in vetrina, accanto alla inabilità fisica e alla sofferenza, al fine di ricercare attenzione. Queste sono alcune delle condizioni che il clinico deve escludere, con esperienza, per procedere alla definizione di una corretta diagnosi di depressione mascherata. Per agire al meglio, è indispensabile imparare a riconoscere correttamente i segnali.
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