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Infantilismo parafilico: comprendere il disturbo

L’infantilismo parafilico è un disturbo psicosessuale caratterizzato dal desiderio di assumere il ruolo di un bambino o di un neonato, sia a livello comportamentale che emotivo. Si tratta di una forma di regressione, ovvero di un ritorno a uno stadio evolutivo precedente, che può avere diverse motivazioni e manifestazioni. In questo articolo, cercheremo di comprendere meglio questo disturbo, le sue cause, i suoi sintomi, le sue conseguenze e le possibili terapie.

Cos’è l’infantilismo parafilico

L’infantilismo parafilico, noto anche come autonepiofilia o sindrome di Peter Pan, è una parafilia, ovvero una deviazione o una perversione sessuale, che consiste nel provare eccitazione o gratificazione sessuale nel vestire, comportarsi o essere trattati come un bambino o un neonato. Chi soffre di questo disturbo, infatti, tende a indossare pannolini, vestiti o accessori infantili, a parlare con un linguaggio infantile, a svolgere attività tipiche dei bambini, come giocare, disegnare o guardare cartoni animati, e a cercare una figura genitoriale o curante che si occupi di lui o di lei, lo nutra, lo cambi, lo coccoli o lo punisca.

L’infantilismo parafilico può essere vissuto in modo diverso a seconda dei casi. Alcuni individui lo praticano solo occasionalmente, come una forma di gioco erotico o di fuga dalla realtà, altri lo vivono come uno stile di vita, assumendo il ruolo di bambino o di neonato in modo permanente o quasi. Alcuni individui lo sperimentano solo in privato, altri lo esibiscono in pubblico o in contesti specifici, come feste, club o comunità online. Alcuni individui lo condividono con un partner, che assume il ruolo di genitore o di curante, altri lo praticano da soli o con altri individui affetti dallo stesso disturbo.

Cause dell’infantilismo parafilico

Le cause dell’infantilismo parafilico non sono ancora del tutto chiare, ma si ipotizza che possano essere riconducibili a diversi fattori, tra cui:

  • traumi infantili
  • disturbi dell’attaccamento
  • disturbi dell’identità
  • fattori biologici

Sintomi dell’infantilismo parafilico

I sintomi dell’infantilismo parafilico possono variare da persona a persona, ma ci sono alcuni elementi ricorrenti.

Primo, il desiderio o il bisogno di assumere il ruolo di bambino o neonato, sia nel comportamento che nelle emozioni, in modo persistente.

Secondo, l’eccitazione o gratificazione sessuale nel vestire, comportarsi o essere trattati da piccoli, o nel vedere altri che lo fanno.

Terzo, fantasie, impulsi o azioni relative all’infantilismo parafilico che interferiscono con la vita sociale, lavorativa, affettiva o personale, causando disagio a sé o ad altri.

Quarto, la preferenza esclusiva per l’infantilismo parafilico rispetto ad altre forme di espressione sessuale o affettiva.

Riassumendo, i tratti distintivi sono il desiderio di regredire a bambino, l’eccitazione nel ruolo dell’infante, le difficoltà nelle relazioni e nella vita quotidiana e la focalizzazione esclusiva su questa parafilia.

Conseguenze dell’infantilismo parafilico

L’infantilismo parafilico si porta dietro una scia di ripercussioni negative che possono interessare profondamente sia la vita dell’individuo che quella delle persone che lo circondano. Spesso, chi manifesta questo tipo di comportamento si trova a dover combattere con sentimenti opprimenti come il senso di colpa e la vergogna, nonché con stati emotivi quali l’isolamento, la depressione e l’ansia. Questi stati d’animo possono sfociare in una scarsa considerazione di sé o nell’instaurarsi di una dipendenza emotiva.

Sul piano delle relazioni interpersonali, chi vive questo tipo di condizione può incontrare notevoli ostacoli nel costruire rapporti affettivi sani e gratificanti. Non è raro che sorgano problemi nel rapporto di coppia, conflitti, malintesi, e spesso queste dinamiche possono degenerare in gelosie o addirittura in separazioni dolorose. Anche le amicizie, i legami familiari e le relazioni professionali possono risentirne, diventando fonte di tensione e insoddisfazione.

Dal punto di vista sociale, le conseguenze possono essere altrettanto severe. La discriminazione e la stigmatizzazione possono portare a una vera e propria emarginazione, mentre atteggiamenti di intolleranza e ignoranza possono sfociare in bullismo o in atti di violenza, rendendo la vita quotidiana un percorso a ostacoli pesante da affrontare per chi vive questa condizione.

Infine, non si possono trascurare i risvolti legali. La persona che manifesta comportamenti legati all’infantilismo parafilico può trovarsi faccia a faccia con denunce o sanzioni, e può sperimentare restrizioni nella propria libertà personale a causa di un sistema legale che, in molti casi, non riconosce o accetta questa espressione di diversità sessuale. Tali situazioni possono innescare un circolo vizioso di persecuzioni legali che aggravano ulteriormente la situazione.

Terapie per l’infantilismo parafilico

L’infantilismo parafilico non è una malattia, bensì una condizione psicosessuale che di solito non richiede una terapia, a meno che non provochi sofferenza o disagio alla persona o ad altri, o comprometta il suo benessere e la sua qualità di vita. In questi casi, si può chiedere aiuto a uno psicologo, psichiatra o sessuologo per ricevere supporto, consulenza o una terapia adeguata, in base alle proprie necessità ed aspettative.

Le possibili terapie per l’infantilismo parafilico sono: la psicoterapia, ovvero un dialogo col terapeuta che aiuta ad esplorare cause, significati ed emozioni legati a questa condizione, favorendo accettazione, consapevolezza e crescita personale; la terapia di coppia, che migliora comunicazione, comprensione e sintonia tra i partner per trovare soddisfazione nella relazione; la terapia farmacologica con antidepressivi, ansiolitici o ormoni per ridurre sintomi come depressione, ansia o disforia; la terapia comportamentale con tecniche per modificare reazioni e comportamenti, come evitamento, fobia o dipendenza.

L’infantilismo parafilico: la strada verso l’accettazione di sé

L’infantilismo parafilico è spesso frainteso e giudicato negativamente, ma in realtà riflette semplicemente un’identità sessuale e una modalità espressiva diverse dalla norma. Le persone che ne soffrono non hanno scelto di essere così, ma sono il prodotto di una combinazione di fattori biologici, psicologici e sociali che portano ad esprimere la propria sessualità e identità in modo non convenzionale.

Questo non implica che siano malate, anormali o pericolose, ma che hanno bisogno di accettarsi, di essere accettate e di trovare il proprio posto nel mondo.

Leggi anche: Depressione reattiva: come affrontare la tristezza legata agli eventi

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