NON-SENSE
E ASSENZA DI SIGNIFICATO
L’uso del non-sense nella comunicazione comica è molto spesso di grande effetto.
Ciò induce a riflettere sul rapporto del pensiero con l’assenza di significato che, letta in una prospettiva bioniana, assume un effetto destrutturante, quando essa è conseguenza del fallimento della funzione alfa.
Recentemente, mi è capitato di assistere, in televisione, a una gag che mi ha fatto molto ridere, ma anche riflettere.
Il comico Maurizio Crozza usa l’esclamazione “tra!” quando vuol far abortire un discorso sconclusionato del suo personaggio Ferrero-Viperetta.
Durante una puntata recente della sua trasmissione, in uno scambio con la “spalla” Andrea Zalone, Ferrero-Viperetta dice: “sento le voci”. “E le voci, chiede l’altro, che cosa le dicono?”: “Tra!”, risponde Crozza, fra l’ilarità generale.
Dopo aver riso anch’io come tutti, ho avuto occasione di pensare che quel tipo di risposta sarebbe perfettamente plausibile in un paziente psichiatrico sofferente di sintomi dispercettivi a contenuto persecutorio. L’assenza di significato può essere persino più tormentosa degli insulti, delle accuse, delle minacce o degli inviti a farsi del male, perché ha qualcosa di pre-narrativo, di nucleare. Probabilmente, i deliri degli psicotici più regrediti sono popolati di voci senza senso. E la nostra disponibilità a godere del non-senso è forse quella di chi si è risvegliato da un sonno antichissimo, popolato di incubi di cui si può finalmente ridere.