Con il termine proattività indichiamo l’abilità di avere iniziativa e anticipare gli eventi. Si tratta di una splendida qualità, utile e sfruttabile nella società di oggi. Il proattivo è in grado di distinguersi dalla massa…
La stanchezza emotiva si insinua silenziosamente, sottraendo energia non solo al corpo ma anche, e soprattutto, alla mente. Questa condizione, più insidiosa della fatica fisica, colpisce la sfera emotiva e psicologica dell’individuo, portando a uno…
Non ricordo come sia nata, la proposta di andare tutti quanti al cinema. Avevamo già fatto una “gita multifamiliare” la scorsa estate: una camminata in riva al Lambro, una visita ad basilica romanica e un…
In un mondo frenetico e spesso stressante, è fondamentale insegnare ai bambini strategie efficaci per gestire le emozioni intense e ritrovare la calma interiore. Uno strumento semplice ma potente che sta guadagnando popolarità tra genitori…
L’eccellenza del benessere mentale, ovunque tu sia.
In un mondo in continua evoluzione tecnologica, le innovazioni assistive rappresentano un faro di speranza che punta sull’indipendenza e l’inclusione delle persone con autismo. Queste tecnologie non sono solo avanzamenti della modernità; sono veri e…
Con il passare degli anni, si è osservato un cambiamento significativo nell’approccio nei confronti dell’autismo, passando da un’attenzione prevalentemente rivolta all’infanzia a una maggiore consapevolezza delle sfide che gli adulti con autismo affrontano quotidianamente. Questo…
Nei primi tre mesi del 2024 sono 28 i suicidi nelle carceri. Un fenomeno complesso dove si intrecciano molteplici fattori: carenze della prevenzione, sovraffollamento, violenze, precarietà, scarse occasioni studio, lavoro e alloggi, povertà, migrazioni, uso…
Il 2 aprile 2024 segnerà un momento di riflessione e azione con la celebrazione della Giornata Internazionale della Consapevolezza dell’Autismo (World Autism Awareness Day, WAAD). Questa giornata, istituita nel 2007 come simbolo di speranza e…
Leggendo l’articolo del Prof. Peciccia sull’ intelligenza artificiale, ho pesato di realizzare questa storia, di una pagina, basandomi sia sull’articolo che sul racconto “Ricordiamo per voi” di Philip K. Dick.
L’opera “oltre la tempesta” narra, tramite il medium del fumetto, dell’attività omonima organizzata tra le venticinque strutture dell’ l’intero raggruppamento, durante il periodo del lock down dovuto alla pandemia provocata dal virus Covid 19.
Breve storia basata su un paziente inserito presso la struttura "Villa Perla" (Residenza per Disabili, Ge). Vengono prese in analisi le strategie di comunicazione che l'ospite mette in atto nei confronti degli operatori.
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Ho letto l’’intervento del Prof. Corleone sul VdP “Mai più OPG” che trovo un tantino inquietante, ma che mi pare dia anche un esempio emblematico di come nascano le riforme in Italia o più volgarmente delle “riforme all’italiana”. Nella migliore delle ipotesi le REMS, allo stato attuale, costituiscono soltanto un primo significativo passo verso una più felice integrazione tra il rispetto per l’individuo e il riguardo per le esigenze di difesa della collettività. Nella peggiore siamo ancora alla fase iniziale, quella della mera chiusura degli OPG. Discutiamo ancora persino di quale debba essere la natura delle REMS e quali siano i soggetti da inviare in queste strutture. Come dire che il legislatore si è “dimenticato” di valutare qual è lo “scopo”, la mission di queste strutture che non mi pare cosa di poco conto dopotutto principalmente in una prospettiva che vuole essere soprattutto di “cura”. Se badiamo al linguaggio lo stesso articolo sembra a tratti un “manifesto di intenti”: “Bisogna chiarire…Andrebbe stabilito…Andrebbe sciolto…Occorre definire…E’ indifferibile…Altrettanto indispensabile…”. Insomma, non abbiamo proprio niente a parte una onorevolissima dichiarazione di principio? Sembra quasi che le REMS nascano in un pauroso vuoto concettuale e normativo. Capisco che una riforma non nasce mai perfetta, ma trattasi di un processo che va affinato e adeguato in itinere. Capisco anche che la priorità sacrosanta era porre fine a quelle case indegne e degli orrori che “erano/sono” gli OPG. Dal 1998 tempo in cui fu istituita la Commissione Grosso per la riforma del codice penale al 2012 anno in cui il legislatore dettava le disposizioni per il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari è trascorso qualche anno che poteva essere utilizzato più proficuamente, forse. Notiamo che la stessa legge del 17 febbraio 2012 prescriveva al 31 marzo 2012 la cessazione dell’attività degli opg. Più che una riforma, si potrebbe parlare di un comando, anzi nemmeno. Forse trattavasi di incitamento, un incoraggiamento paterno/materno, per così dire, a farla finita con certo scempio di umanità. E allora diciamo che attualmente si tratta soltanto di assicurare delle condizioni più umane agli “infermi di mente” autori di reato e “speriamo che me la cavo”, voglio dire speriamo che non si tratti alla fine di assicurare soltanto degli alloggi più confortevoli e una bella palestra ai “detenuti”, tutte cose bellissime, si capisce, ma che invece dovranno costituire il primo passo verso un più “fulgido futuro” di “riabilitazione e cura”.
Dell’articolo del Prof. Corleone sottolineo anche la questione della “pericolosità sociale” il cui istituto “andrebbe” assolutamente rivisto (come ulteriore passo per sanare la fatidica contraddizione in cui si arrabattano Sanità e giustizia dai tempi dell’avvento del TSO, almeno) perché rimane nonostante i progressi conseguiti “concetto ancora vago e incerto”. Non dico che il giudizio prognostico non vada riservato al giudice (sebbene in un mondo perfetto lo rimetterei esclusivamente al perito in quanto si presuppone che sia l’unico a capirci qualcosa della psicologia del paziente-reo, ma questa è un’altra storia) ma almeno che non si escluda una maggiore integrazione se non proprio l’attribuzione di un ruolo maggiore al perito. Qui il punto è anche che verosimilmente essendo la “pericolosità sociale” questione prettamente sistemica non può essere nemmeno lasciata per la sua complessità alla sola figura dello psichiatra che da solo, secondo me, non può dare al giudice indicazioni con un sufficiente margine di certezza (da qui anche probabilmente la difficoltà più che l’ “incompetenza” lamentata in certi casi dal Prof. Giusto). Più apprezzabile sarebbe il “metodo combinato”, che cerca di tener conto dei dati personali dell’analisi clinica unitamente a quelli sociologici e statistici. Il limite di tale metodo è rappresentato dai costi, considerato il fatto che il giudice dovrebbe avvalersi di un collegio peritale composto da psichiatri, psicologi, sociologi antropologi eventualmente ecc.. Insomma, per fare le riforme serie ci vogliono i soldi, temo! :sigh: