Commento all’articolo apparso su La Repubblica il 23 aprile 2015
di Simona Magliani & Marcella Senini
Quali sono gli effetti delle nuove tecnologie sui bambini e sulle nuove generazioni? Una domanda necessaria dalla quale non possiamo esimerci se non altro per poter valutare gli aspetti positivi e trarne vantaggio.
Il mondo delle tecnologie, sempre più “invadenti” esiste e condiziona inesorabilmente il percorso di crescita.
Per le generazioni X il pericolo veniva dalla televisione e dai videogiochi, oggi sembra che questa minaccia possa venire da tablet e dispositivi tattili.
L’idea di fondo è che le tecnologie non siano né buone né cattive ma che a fare la differenza sia l’uso che se ne fa.
I bambini dimostrano una capacità precoce di apprendimento nell’uso delle nuove tecnologie e dei dispositivi tattili, il gesto delle dita sul display ha un che di magico ma anche di molto intuitivo perché legato a quella che la psicologia classifica, in assenza di capacità a ricorrere a simboli e parole, come modalità di rappresentare la realtà attraverso la gestualità.
Questa capacità innata delle generazioni “touch” solleva qualche timore: l’uso della tecnologia fin dai primi anni di vita quanto può incidere rispetto alla strutturazione della personalità ed allo sviluppo della creatività?
Questi timori sono espressi in modo particolare da psicologi dell’età evolutiva che conoscono bene l’importanza dello sviluppo di capacità creative nel bambino e che riconoscono quanto possa essere penalizzante negarla o limitarla entro confini tecnologici.
Queste considerazioni non sempre vengono condivise da genitori e familiari che spesso mettono a disposizione dei figli dispositivi di ultima generazione fin dai primi anni di vita, anche solo come strumento di distrazione utilizzato per poter consentire all’adulto di continuare a svolgere le proprie attività quotidiane.
È importante quindi riconoscere, riflettere e intervenire rispetto a comportamenti irresponsabili o inconsapevoli di figure genitoriali o comunque di figure adulte di riferimento, attraverso soprattutto progetti di prevenzione e di informazione.
L’uso frequente delle nuove tecnologie non sembra aiutare lo sviluppo delle capacità sociali e comunicative del bambino. I tablet rischiano di scoraggiare l’interazione sociale in anni in cui avvengono importanti sviluppi neuronali e neurovegetativi che condizioneranno la vita futura.
Un primo segnale, derivante dall’isolamento nel quale si immergono i bambini rapiti dal loro gadget tecnologico, è una minore capacità nella comunicazione e di conseguenza un’evidente compromissione relazionale.
Alcuni studi americani individuano in: scarso sviluppo senso-motorio e abilità manuali, sovrappeso, stati di agitazione, atteggiamenti compulsivi, intolleranza alle frustrazioni, sviluppo di altre forme di dipendenza e di abuso, compromissione nel rapporto con la realtà, alcune possibili conseguenze derivanti dall’uso incontrollato e smodato degli strumenti tecnologici.
Cosa fare dunque?
All’interno di questa diattriba fra favorevoli e contrari alcuni atteggiamenti preventivi di base dobbiamo tenerli in considerazione.
Una regolamentazione del tempo impiegato per l’utilizzo dei dispositivi con un filtro “adulto” dei contenuti è indubbiamente consigliato così come il riconoscimento dell’importanza di attività socializzanti (i cosiddetti ambienti ricreativo-sociali delle “vecchie generazioni” come centri sportivi, di aggregazione…).
La comunicazione e l’informazione restano i cardini attorno a cui mantenere l’attenzione, la regola migliore rimane sempre la prevenzione che si fonda su buone abitudini e poche deroghe, senza eccessi di controllo ma neppure eccessiva fiducia in una autonomia che, una volta ottenuta, diviene difficile rivalutare.