È morto Fausto Petrella. Sono triste.
Ha deciso di lasciarci in un momento di grave crisi sanitaria mondiale che angoscia tutti noi sanitari alle prese con contagi di pazienti e amici.
Altri scriveranno elogi funebri, altri meglio di quanto potrei fare io ne ricorderanno la statura scientifica e culturale.
Io voglio ricordarlo brevemente com’era per me: un riferimento, un insegnamento, un motivo di riflessione, un piacere nell’incontrare la sua vitalità che esprimeva con uno sguardo giovane e penetrante che racchiudeva una viva intelligenza, una capacità di vivere e godere delle cose belle e… buone.
Ciao Fausto, caro amico!
Gianni
Che tristezza!
È stato il mio professore e non solo, un vero mentore e negli ultimi anni un amico discreto. Ti ricorderò sempre.
GIANCARLO
Sono molto triste anch’io, un maestro e un testimone/protagonista del cambiamento culturale e pratico della psichiatria italiana.
Simona Masnata
ho la testa piena di ricordi suoi…
Spero che una commemorazione futura a Pavia possa farci condividere il dolore che la sua morte ci suscita.
Aveva ancora da dirci tante cose, o meglio scriverle!
E ci avrebbe di nuovo divertito con il suo umorismo.
Ciao
Roberta
Che tristezza!
Quanto ricordi in questi anni e quante riflessioni abbiamo condiviso (insieme a tutti gli operatori di Villa del Principe) in oltre dieci anni di supervisione che terminano così traumaticamente.
Ci mancherai caro Fausto!
Questa perdita mi riporta indietro, agli anni 80′, al SSM della USL IX, a Paolo Bonizzoni (anche lui mancato pochi mesi fa), quando Petrella rappresentava una punta di diamante psicoanalitica di una formazione che si permetteva di offrire e approfondire diversi approcci dialoganti nello stesso SSM, individuando in Pavia referenti come lui o Torre e Marinoni per l’epidemiologia, o Boscolo, Cecchin, Cancrini per la sistemica. Forse non tutti si sono resi conto di aver vissuto un’ epoca straordinaria della Psichiatria e Psicoterapia grazie a questi straordinari maestri che sono stati persone oltreché personaggi.
Sono tanti i titoli d’onore di Fausto Petrella. Vorrei ricordarne uno. Nei primi anni ’70 ha collaborato con De Martis a una grande iniziativa: accogliere sistematicamente, nella Clinica Universitaria ove operavano, anche pazienti ricoverati coattivamente ai sensi della legge allora vigente, e cronicizzati da lunghi soggiorni manicomiali; si puntava alla deistitutizzazione anche con proiezioni territoriali. Ciò ha mostrato con i fatti come il necessario cambiamento non dovesse consistere in un rifiuto della psichiatria (come in certi fraintendimenti della lezione di Basaglia) ma nella ricerca di una psichiatria pubblica diversa; e, aggiungo, di una psicanalisi diversa pronta a non chiudersi in una torre d’avorio e al contrario a “sporcarsi le mani” in interventi allora ritenuti tutt’altro che gratificanti. Superamento, questo, di atteggiamenti emarginanti interni alla stessa prassi psichiatrica, degli steccati fra i suoi vari ambiti: da quello del rapporto privatistico – psicoterapico o meno – a quello delle Cliniche universitarie a quello dei manicomi. Cose che possono oggi apparirci scontate, ma fino a che punto? Certo non allora. Iniziativa, quella di Pavia, resa possibile dall’elevata qualificazione tecnico-professionale dei suoi protagonisti e dalla loro bella dimensione umana
Ricordi Gianni, ho avuto l’onore di presentare il suo libro a Varazze.
Sembrava una di quelle persone destinate all’eternità’. Invece se n’è andato, a conferma che una cosa è la realtà e un’altra sono le visioni. Ci ha lasciato i suoi libri. Quel sorriso gentile e curioso e il divenire del suo pensiero invece ci mancheranno e mancheranno alla psichiatria italiana.