Come commentare l’assoluzione di Claudio Foti? Nel merito della sentenza è difficile, non conoscendo le motivazioni, né essendo ancora terminata la vicenda giudiziaria del “caso Bibbiano” e di tutte le persone coinvolte.
Non mi convince però che la discussione possa ridursi alle modalità di utilizzo della psicoterapia. E neppure basta la denuncia delle speculazioni politiche (della destra). Non perché queste non ci siano state, non perché non siano da condannare con decisione; ma perché dietro le basse strumentalizzazioni (anzi, disgraziatamente occultato dalle basse strumentalizzazioni), c’è un conflitto culturale profondo su come interpretare il “benessere” dei/delle minorenni, sul ruolo della famiglia, sul ruolo di protezione del minore da parte dello Stato.
Da una parte il “partito della famiglia”, disposto a difendere a oltranza il legame “di sangue” contro “l’intrusione” dello Stato sociale, la bellezza del privato versus la bruttezza del pubblico insomma (posizione in genere rappresentata dalla destra); dall’altra, il partito “della tutela sociale”: che vede nel Welfare e nelle sue agenzie (servizi sociali, psicologi, consulenti ed esperti vari, tribunali minorili etc.) gli organi superiori di difesa e, prima ancora, di interpretazione del “interesse” della persona minorenne (posizione in genere rappresentato dalla sinistra).
La prima osservazione è che questa contrapposizione non fa bene a nessuno, tantomeno ai minori.
La seconda: è vero che dietro le mura domestiche possono celarsi abusi o comunque situazioni problematiche, dunque la difesa a oltranza della famiglia è certamente pericolosa. E’ però altrettanto vero che le agenzie citate maneggiano un enorme potere, a fronte di un compito altrettanto enorme di “interpretare” l’interesse di colui/colei che non ha gli strumenti di un adulto per esprimersi (o che anche quando parla, spesso non viene riconosciuto, a volte nemmeno ascoltato). Le stesse agenzie portano il peso di una responsabilità, ancora più enorme, quando decidono di separare il figlio/la figlia dagli affetti familiari.
In molti casi, capire quale sia l’interesse del bambino non è facile: alcuni, i più anziani, ricorderanno il caso della piccola Serena Cruz e la forte denuncia di Natalia Ginzburg.
Quanto al “potere” delle agenzie Welfare e a come questo possa sconfinare nell’arbitrio e nell’insensatezza nei confronti dei soggetti più deboli, invito a rivedere il bellissimo film di Ken Loach, Lady Bird Lady Bird. Per venire al nostro paese e ai nostri giorni: da alcuni anni alcune associazioni, in particolare un’associazione di giuriste e avvocate, Differenza Donna, difende madri i cui bambini sono allontanati con la forza da casa sulla base di diagnosi di Sindrome di Alienazione Parentale (PAS), addebitata alla supposta “mancanza di collaborazione all’esercizio della bi-genitorialità” della madre stessa; per riprogrammarli (coattivamente) alla relazione affettiva col padre tramite non meglio avvalorate psicoterapie.
Ciò che colpisce è il pesante condizionamento ideologico: in nome di un astratto “diritto alla bigenitorialità”, si ignora la realtà concreta del tessuto affettivo del minore; fino a trascurare, in diversi casi, che il padre è un marito maltrattante e violento. Da notare che queste decisioni dei tribunali sono prese avvalendosi di CTU di psicologhe/i.
L’ho presa alla lontana, ma per buone ragioni. In primo luogo, perché penso che la tutela dei minori sia un tema difficile, su cui tutti e tutte dovrebbero riflettere, non solo chi lavora nel campo. Perciò è importante chiarire il contesto, le rappresentazioni sociali, le ideologie che agiscono sul sentire comune e che giocoforza influenzano anche l’operato degli “addetti ai lavori”.
Anche loro hanno perciò bisogno di un solido retroterra culturale e di una visione chiara circa i risvolti etici dell’intervento sui minori; e forse anche di una più solida formazione personale, in ambito psicologico, non solo o non tanto sul lato tecnico psicoterapico; quanto per meglio “governare”, con la massima cautela e consapevolezza, l’enorme potere di cui dicevo.
Ho letto che Foti sta preparando un giro in Italia per raccontare la sua vicenda giudiziaria. Ho anche letto che su otto casi di presunti abusi sessuali, sette sono stati archiviati dalla magistratura e i figli, in precedenza allontanati dalle famiglie, sono tornati a casa. Se questo è vero, se alcuni genitori e i loro figli hanno sofferto inutilmente, forse sarebbe meglio che i responsabili delle decisioni sbagliate – compreso Foti che a quanto capisco ospitava nella sua struttura i bambini separati dalle famiglie – si concentrassero su questi dolorosi errori. Per capire meglio loro, per far capire meglio a noi.
Una vicenda dolorosa, come sempre e come succede anche nel campo psichiatrico, manca una rete di supporto territoriale e di supporto sociale, economico. E i bisogni delle famiglie in difficoltà aumenteranno esponenzialmente, molti bambini vengono allontanati da casa per gravi situazioni economiche che inevitabilmente sfociano nel degrado ambientale e sociale. Allontanare un bambino dalla famiglia solo per questo è crimine a mio avviso. Neghiamo che accada? Aiuti economici e supporto territoriale per iniziare, questa a mio avviso la soluzione. Grazie per queste riflessioni Grazia